“SORRY, BOYS” DI E CON MARTA CUSCUNÀ AL TEATRO STIMATE DI VERONA

Il percorso T-Donna organizzato dal Modus di Verona ha compreso un ciclo di eventi dedicati alla figura della donna, dal 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, all’8 marzo, festa della Donna. Tra gli spettacoli ospitati spicca la presenza di Marta Cuscunà e il suo “Sorry Boys”, andato in scena al teatro Stimate di Verona il 7 marzo, evento inserito nel programma della manifestazione OTTOMARZO, Femminile plurale 2019, promossa dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Verona.
La pluripremiata Marta Cuscunà, classe 1982, di Monfalcone, propone il suo terzo spettacolo inedito della trilogia sulle resistenze femminili. La scena si presenta con due schiere di teste mozze appese, da una parte gli adulti, che comprendono il preside della scuola, i genitori e l’infermiera, dall’altra i ragazzi adolescenti, i padri. Nel mezzo un display gigante di un cellulare per le conversazioni whatsapp. Il tutto è liberalmente ispirato a fatti realmente accaduti nel Massachusetts, in un liceo di Gloucester, dove 18 ragazzine adolescenti strinsero un patto segreto per rimanere incinte contemporaneamente, per essere amate in modo incondizionato e poter crescere assieme i loro figli. La ricerca dei fatti, a opera della stessa autrice, documenta che il contesto sociale della cittadina americana presentava una segnalazione altissima di violenza maschile domestica e che i dati allarmanti avevano persino spinto 500 uomini della comunità locale a marciare contro la violenza sulle donne. Cosa spinge delle adolescenti, in maniera paradossale, a compiere la scelta di fare sesso per rimanere appositamente incinte? Come nasce l’idea di “usare” gli uomini solo come un mezzo per poter concepire vita? L’idea stessa delle teste mozze-trofeo rende una parte dei concetti su cui ragionare: i ragazzi e gli adulti sono inchiodati, fissi, hanno una visuale ristretta, si muovono in uno spazio limitato, hanno poca luce. La cultura stereotipata di cosa deve essere maschio e di cosa deve essere femmina, cosa bisogna pensare, come bisogna comportarsi solo ed esclusivamente in virtù dell’appartenenza ad un genere. Se sei maschio e hai meno di 18 anni devi voler essere Terminator, qualcuno di superiore alla femmina, devi voler fare sesso spinto, anche se forse alla fine “non credo sia così sexy”, devi essere un macho, forte e indistruttibile, coerente al tuo gruppo. Se accenni ad un pensare soggettivo sei accusato e deriso, escluso. Il maschio è vittima di un sistema che lo paralizza e non lo fa evolvere e le femmine trovano una loro personale e creativa via d’uscita. Sul palco non ci sono le ragazze, si leggono solo le loro chat, si immaginano chiuse dietro la porta che non vogliono aprire. Ci sono i giornalisti che bramano lo scoop, ci sono i responsabili della scuola e i genitori che lottano per tenere in sordina il caso eccezionale e incomprensibile.
Ci si dimentica della presenza geniale di Marta Cuscunà che nel buio della scena è anima e corpo delle teste che si muovono e parlano, ognuna con una propria distinta voce. Sembra un’intera compagnia, talmente è ininterrotto il flusso della storia e dei dialoghi che procedono narrando di episodi di violenza e di sconcerto rispetto alle gravidanze. Si fa luce su episodi che possono aver scosso le liceali, portandole alla scelta e al desiderio di un mondo migliore, solo loro, piccolo ma perfetto, tutto al femminile. E quindi, Sorry Boys, ma ci arrangiamo, non abbiamo bisogno di voi se non del vostro seme: i ragazzi giungono alla conclusione che tecnicamente possono mettere incinte delle ragazze ma senza rendersene conto e quindi non sono più utili, non servono più. La comune al femminile non è più controllabile dal sistema, hanno preso il potere, hanno scardinato gli ordini precostituiti, sono andate oltre. Attori reali non avrebbero potuto rendere così fortemente la patologia della cultura maschilista, da cui si è staccata una cellula benigna, un satellite esplorativo, un gruppo di donne che vogliono speranza e amore. Mettere vita in sé per avere nuova vita. Marta Cuscunà è una brillante e importante testimone dei fenomeni attuali e il suo tenace desiderio di lotta è pungente, necessario e rivoluzionario.
Silvia Paganini