“Senza disturbare i tulipani”, è solo la memoria che viene a galla
“Senza disturbare i tulipani” (Edizioni Spartaco, pp. 150, euro 14) è il nuovo romanzo di Federico Guerri, drammaturgo, formatore teatrale, autore anche di racconti, nonché fondatore del progetto “Bucinella – 25.000 abitanti circa”, da cui sono nate molte delle sue storie. Anche questa nuova pubblicazione è ambientata a Bucinella.
“Siamo centenari che si svegliano e hanno dodici anni e dodicenni che aprono gli occhi alla vecchiaia.”
Alberto ha settantacinque anni, è vedovo, senza più nemmeno il gatto. Alberto comincia a fare il rider, consegnando cibo, ascolto e qualche buon consiglio a chi nel quartiere prenota tramite l’apposita App. Si apre così per lui un nuovo piccolo, grande mondo. Fatto di estranei che a un certo punto non lo sono più, perché insieme si ritrovano a condividere la propria storia personale. Margherita, che abita al primo piano del suo palazzo e gestisce la Cabina telefonica delle storie. Eva Gaspardi, 103 anni, una badante, Antonina, e un passato da ricostruire tra motocicletta, tulipani e una diga in Olanda. Simona, una party-girl all’apparenza dura e scostante. Giulia, la madre di Simona che l’ha abbandonata. E ci sono poi le recensioni che i clienti lasciano sull’App. Stelline di valutazione e parole che fanno di Alberto molto più che un semplice rider.
Piccole storie e intrecci di umanità. Ecco cosa sono queste pagine. Un incontro tra anziani e giovani, due mondi che troppo spesso sembrano inconciliabili, per gap generazionali e culturali, lato tecnologico incluso. Alberto si rimbocca le maniche, mette una divisa ridicola e si lascia pilotare da un App. Margherita e Simona, la tecnologia la useranno per riparare ai danni, quelli materiali di atti vandalici e quelli imposti dal tempo e dalla malattia che cancellano i pezzi dalla memoria delle persone, Eva Gaspardi nello specifico. E dunque, un incontro possibile, a metà strada.
Guerri ci ricorda soprattutto il valore inestimabile della memoria, l’importanza di conoscere il passato, per noi, di tramandarlo, per chi verrà. Alberto e Margherita gireranno su una vecchia moto per raccogliere quante più storie possibili, con persone che “erano il coro del quartiere e il vecchio e la ragazzina ne stavano conservando le voci.”
Ecco, conservare.
“Come mattoni di una diga, conserviamo la memoria gli uni degli altri. La diga è la memoria del mondo. Ogni tanto qualche mattone si sgretola e comincia a filtrare l’acqua che distruggerà tutto (…). Allora c’è bisogno di un altro mattone. C’è bisogno di uno di noi che si allarghi e blocchi il flusso d’acqua.”
Laura Franchi