“Se c’è una direzione in questo viaggio immaginifico, è forse il viaggio in sé” – Intervistiamo i Naviganti e Sognatori
Falomi, Turchet e Trabucco tornano con il progetto Naviganti e Sognatori e il nuovo disco “Mare Aperto”. Grande talento, impeccabilità compositiva, atmosfere raffinate e sognanti. In più, le splendide presenze di Maria Pia Di Vito e Daniele Di Bonaventura. Ne abbiamo parlato con il trio.
“Mare Aperto” è il vostro nuovo disco, come è nato?
Possiamo dire che “Mare Aperto” sia nato dalla volontà di analizzare ed approfondire concetti e tematiche presenti ed esaminate nel nostro precedente lavoro discografico. Qui i brani hanno però una nuova evoluzione stilistica: rappresentano il senso di scoperta e di imprevedibilità della vita, espresso in strutture ampie ed elaborate, nelle quale le dinamiche e le differenziazioni tra le parti “a solo” e “tutti” portano l’ascoltatore ad immergersi in uno spazio simultaneamente pieno e vuoto, in cui la realtà, data dalla scoperta del viaggio in sé, ne è la sintesi.
Quali sono le differenze e i punti di incontro con il precedente “Naviganti e Sognatori”?
Abbiamo quindi cercato, in questo nostro nuovo lavoro, di espandere le idee concettuali e musicali maturate e proposte nel nostro primo lavoro discografico. Il mare, soggetto cardine in entrambi i progetti, è per noi metafora di sogno, viaggio, paura inconscia ed ancestrale, teatro della nostra storia e, in “Mare aperto”, rappresenta inizio e meta di un viaggio reale, contrapposto a quello immaginario di “Naviganti e Sognatori”, in cui la nostra imbarcazione (raffigurata nella splendida immagine di copertina a cura di Lorenzo Sartorello) si avventura verso un ignoto inquieto e non sempre confortevole, specchio della situazione politico-sociale globale. Nei nuovi brani traspare questa ricerca e questo senso di misteriosa inquietudine che trova però serenità, nella confidata speranza di un futuro di pace.
Ci potete raccontare il fil rouge che unisce i brani di “Mare Aperto”, se esiste un concetto alla base che permea il lavoro tutto?
Se c’è una direzione in questo viaggio immaginifico, è forse l’idea in sé del viaggio. Non sappiamo a quali lidi possiamo approdare, ma perdersi nel viaggio è per noi fondamentale.
Come è avvenuto il processo di composizione, considerando anche la presenza di Maria Pia Di Vito e Daniele Di Bonaventura?
Il processo compositivo è avvenuto principalmente in una forma a trio ma, in sede di prove, ci siamo resi conto che molte delle melodie proposte avevano necessità di una voce aggiunta. Daniele Di Bonaventura è per noi un musicista capace di dare alle nostre composizioni un senso di poesia onirica, ed anche in questo disco il timbro del suo Bandoneon ci ha regalato emozioni uniche (come nell’assolo finale di “Fondaco” e nelle linee tematiche di “La bonne nouvelle”). È grazie a lui, inoltre, che siamo entrati in contatto con Maria Pia De Vito, che ci ha donato un meraviglioso testo in napoletano in linea con le tematiche esposte nel nostro disco. La sua voce ha donato ancor più unicità ad “Infancia – O cunvegno d’e cardille” (il nostro secondo singolo) e ad “A little lullaby for a lonely night” (incantandoci in quest’ultima con un solo melodico e raffinato).
Con “Mare Aperto” consolidate il vostro rapporto con la Abeat Records. Come vi trovate a collaborare con questa importante realtà italiana?
Abeat Records e Mario Caccia hanno da subito creduto nel nostro progetto. È per noi un immenso onore essere da loro supportati ed incoraggiati e la fiducia riposta in questo nuovo lavoro discografico avvalora la nostra collaborazione.
Dove e quando vi sentiremo suonare?
Si profilano sicuramente concerti nel periodo estivo, per ora nulla di confermato, diciamo che stiamo navigando a vista…
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