QUATTRO CHIACCHIERE CON DE SICA IN PIAZZA DUOMO
Immagini di repertorio scorrono sullo schermo allestito sul palco, colleghi di una lunga carriera come Sandrelli, Bullotta, Oldoini ci parlano di lui, spezzoni dei film ripercorrono i momenti più significativi della sua carriera. Noi lo aspettiamo in silenzio e all’improvviso sbuca dal Teatro Caio Melisso “Buonasera, siamo qua a passare due ore, a raccontà du fregnacce”.
Cosi è iniziato ieri 25 Agosto, nella cornice di Piazza Duomo, Christian racconta Christian De Sica un evento “I love Spoleto” inserito nel cartellone ‘Le Quattro Stagioni – Spoleto D’Estate’. Accompagnato da un’orchestra composta da 18 elementi guidati dal maestro Marco Tiso, con al pianoforte il maestro Riccardo Biseo e guidato nel racconto dal giornalista Pino Strabioli. Christian ci inizia a raccontare – e ci travolge come un fiume in piena incontenibile e straripante – di quando suo padre da piccolo per la prima volta lo portò a Spoleto (e a lui ora sul palco tremano le gambe) ai suoi esordi quando, fidanzato di Isabella Rossellini, convinse il padre di lei, il regista Roberto Rossellini, a dargli la sua prima parte in un film: “Un luogotenente con dei buffi baffetti”. Il successivo debutto allo Sporting Club di Montecarlo davanti a Grace Kelly e Rudolf Nureyev, e al peto in ascensore dopo aver bevuto pitali di champagne “’na panza così “, che anche Soraya l’imperatrice di Persia ha dovuto ricordare, suo malgrado. Al rapporto con il padre, il regista Vittorio de Sica, giocatore incallito e grande Dongiovanni, che non l’ha mai portato in bicicletta o a giocare a calcio e che quando andò a recitare in Africa gli disse “Mettiti un filo di ombretto grigio sulle palpebre” e – in punto di morte, in un letto d’ospedale a Parigi – gli sussurrò “Prenditi cura di tua madre che è ‘na regazzina piu de te… Ammazza che culo quell’infermiera”. Amava il padre per i difetti e rivederlo nei gesti degli attori che ha diretto lo commuove ancora. A lui deve la sua passione per il jazz americano degli anni ‘30 e ‘40 “Dà allegria, lo ascolto dopo il commercialista”. E poi le conoscenze famose da Charlie Chaplin, Joan Mirò a Wanda Osiris “Era una vecchietta sorda non sapeva fa’ nulla ma trasmetteva autorità”, al compagno di banco Carlo Verdone che dopo aver appreso che voleva sposare sua sorella Silvia gli disse “Ma te sei un puttaniere”, ad Alberto Sordi “A Chri, te non parli romano ma napoletano, nun te preoccupà te insegno io”. E ancora i periodi di difficoltà economiche e i primi successi di Vacanze di Natale “Ah sì, ora se inizia a magna‘” Alla vitalità che gli dona il rapporto con il pubblico “Molti giovani quando me incontrano mi gridano ‘Bella Cri’ ” e ancora “Il palcoscenico è casa mia, ma senza loro non sono niente. Come disse Mastroianni, ci pagano per giocare, mi sento fortunato” Il tutto intervallato da esibizioni canore “Aspe’ ve la faccio sentì”, medley americani di Frank Sinatra e canzoni tipiche romane come “Roma nun fa la stupida stasera” che ha duettato con Serena Autieri presente nelle prime file e che ha invitato a salire sul palco. Unica nota di malinconia quando parla di Roma “Non sembra più Roma ma Baghdad, piena de buche, il sindaco per le erbacce vuole prende delle pecore, allora a sto punto per risistemare le tombe al Verano, giriamoci dei film horror” Lui ora vive in provincia “A Roma non succede più niente, la città non è più quella di una volta, i romani so’ incazzati”
Un entertainment, portavoce di una romanità scanzonata sboccacciata e irriverente, una leggerezza nel prendere la vita invidiabile, uno che ha capito come funziona, uno che le cose te le dice. De Sica è il simbolo di un’epoca che sta scomparendo e quelle sedie vuote in fondo lo testimoniano, un’epoca soppiantata da influencer, che ci consigliano come vestirci e come fare uno startup e ancora talent show che ci propinano l’ennesima meteora, dove il pubblico è sempre più apatico, aggressivo e frustato. “Se sei Christian De Sica e fai l’Amleto, lo fai al 20% perché non sei Laurence Olivier ma siccome è bellissimo quello che dice Shakespeare, va bene lo stesso”. Se sei Christian che racconta Christian invece lo fai al 100%!
Michela Bruschini