Quando i Rumori dal Fondo creano “Comete”
Lo scorso 18 ottobre è uscito il terzo album in studio della formazione Rumori dal Fondo, capitanata da Massimiliano Galli, dal titolo “Comete”, prodotto da Davide Ferrario. Un album che, dalla prima all’ultima traccia, immerge in un’atmosfera poetica e forte, con musiche e testi evocativi e profondi. Un insieme funzionale che lascia qualcosa e che invoglia a riascoltare più volte.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Massimiliano Galli, cantautore e produttore milanese che vive a Dublino, per scoprire qualcosa di più sull’album e sulla personalità d’artista.
R.U.: Il disco “Comete” è uscito a 6 anni di distanza dal precedente album in studio “Amanti e reduci” del 2013. Qual è stata l’evoluzione delle canzoni di “Comete” e che influenze hanno subìto da ciò che è successo nel frattempo?
M.G.: Ho iniziato a scrivere questi brani dieci anni fa. Inizialmente avrebbero dovuto far parte di “Amanti e reduci” che avevo pensato come un doppio album. Per questioni di budget, tempo ed energie i miei collaboratori mi hanno fatto desistere e devo ringraziarli perché forse unire i due album sarebbe risultato un po’ pesante. Separare i due progetti mi ha dato modo di approfondire i concetti espressi nei due album in maniera più completa, credo. Nel 2013, dopo aver presentato “Amanti e Reduci”, mi son trasferito in Irlanda per lavorare anche al mio progetto parallelo SignA che è andato molto bene e che mi ha tenuto occupato per i successivi tre anni. I provini del nuovo album dei Rumori dal Fondo sono così rimasti nei miei hard disk per un sacco di tempo fino a quando due anni fa ci siamo fermati e ho trovato finalmente il tempo di entrare in studio e quello che ne è venuto fuori è Comete. Proprio perché non ci ho pensato per un lungo periodo credo che il disco non abbia risentito particolarmente delle mie esperienze personali. Ha sicuramente risentito di quello che ho imparato a fare soprattutto in studio e in pre-produzione.
R.U.: Il brano “Alba 22072001” è riferito agli eventi del G8 di Genova, Nonostante siano passati 18 anni, ciò che è successo ancora freme. Come vedi l’Italia di oggi, soprattutto ora che vivi in Irlanda?
M.G.: Questa domanda meriterebbe venti pagine di risposta. “Alba” è una riflessione sulla natura umana e su quanto possa essere violenta. Quando ho pensato al testo mi sono immaginato la prima strofa come se fosse scritta dal punto di vista dei manifestanti, mentre la seconda è scritta dal punto di vista delle forze dell’ordine. Due visioni opposte e due mondi che entrano violentemente in collisione. Ma allo stesso tempo io ho un’opinione molto chiara su quello che è accaduto 18 anni fa e così ho deciso di inserire l’intervista a Marco Poggi all’inizio come una specie di condanna definitiva della brutalità e disumana situazione che è venuta a crearsi nel carcere di Bolzaneto la notte del 21 Luglio 2001. Lui ne è stato testimone e complice suo malgrado ed infine si è visto odiare e ripudiare sia dai manifestanti, perché non ha fatto nulla per opporsi alle torture, sia dai suoi colleghi perché ha raccontato pubblicamente quello che ha visto invece di tacere. Ha scritto un libro il cui titolo dice tutto: “Io l’infame di Bolzaneto”. Una situazione allucinante. Il brano vuole esorcizzare il male e la violenza gratuita e spazzarli via con la luce di un nuovo giorno. Quello che è accaduto non potrà mai essere cancellato e per me rappresenta uno degli eventi più importanti degli ultimi 30 anni. Le decisioni che sono state prese in quel periodo stanno condizionando la nostra vita anche in questo preciso momento. Quando mi sono trasferito in Irlanda avevo un rancore e un risentimento verso l’Italia enormi e vedevo l’Irlanda come un’isola felice dove tutto funzionava meglio a partire dalla musica. Alla fine ho smesso di pensarci e di paragonare due paesi che fondamentalmente non c’entrano nulla l’uno con l’altro. Gestire un paese di 4 milioni di abitanti è una cosa. Gestire l’Italia con più di 60 milioni di abitanti, zero sovranità ed indipendenza è molto più complicato. Siamo incastrati nella nostra storia e soprattutto in un modello capitalista che si è inghiottito pure la sinistra italiana, una delle più resistenti della storia. Renzi ne è stato l’esempio perfetto. Un figlio del Berlusconismo che ha fatto carriera nella sinistra e che ha come ideale di vita twitter. Passiamo alla prossima domanda che è meglio.
R.U.: A quale delle canzoni dell’album sei più affezionato e perché?
M.G.: “L’incanto” per molteplici motivi. E’ stato il primo brano che abbiamo registrato io e Davide, è l’unico brano che so suonare al pianoforte, oltre a Videotape dei Radiohead, ed è forse il mio brano preferito dei Rumori dal fondo in generale.
R.U.: I tuoi lavori hanno come denominatore comune l’autoproduzione. Con che occhio vedi la realtà discografica del 2019? Se ti venisse proposto, accetteresti un contratto discografico?
M.G.: Vorrei dirti di buon occhio e che il mio sogno è ancora quello di siglare un accordo discografico che possa facilitarmi la vita, ma in realtà non me ne frega più niente. Le cose sono cambiate così tanto da quando ho cominciato a fare musica io negli anni 90. Firmerei immediatamente un accordo che mi sollevi dai costi di produzione, questo si, molto volentieri. Pensa a quante cose in più potremmo fare, a quante forme di espressione potremmo perseguire avendo disponibilità economiche maggiori. Ormai non si guadagna più niente dalla musica indipendente a meno che non si arrivi a dei numeri mainstream e la mia musica, a meno che non venga promossa da un multimilionario benefattore, non è per le masse e mai lo sarà. Questo lo so. Una volta non mi era chiaro e pensavo solo di essere il classico musicista incompreso il che nove volte su dieci è una scusa che usiamo tutti noi per nasconderci dai nostri limiti. Il discorso cambierebbe e di molto se io fossi inglese o americano perché quei mercati sono molto più vasti del nostro e c’è ancora spazio per il nostro tipo di musica. Basta pensare a realtà come la Domino Records o alla Erased Tapes che sono due tra le mie etichette preferite e che funzionano benissimo. Conosco decine di musicisti Italiani che dovrebbero vivere solo della loro arte o della loro musica e invece stentano. Tutti noi però continuiamo a produrre materiale perché fare musica è una necessità espressiva impossibile da sopprimere.
R.U.: Dagli inizi della tua carriera musicale a oggi, come è cambiato Massimiliano Galli nella composizione e nel modo di cantare? Una sorta di “bilancio” anticipato dei tuoi primi 40 anni…
M.G.: Spero in meglio per entrambe le cose! Io mi sento migliore sia come musicista che come persona rispetto a qualche anno fa. Mi riferisco però soprattutto al mio modo di gestire il rapporto con i miei collaboratori. Il rapporto con Mattia (Pittella, batterista dei RDF) per esempio è diventato bellissimo. È stato per anni conflittuale e difficile da gestire ma ora andiamo super d’accordo e ci capiamo al volo, non solo sul palco. “Comete” è stato accolto molto bene. Non mi aspettavo tanti elogi ma essendo, a mio avviso, di gran lunga il nostro miglior lavoro, un po’ ci speravo. Queste recensioni e feedback positivi mi rendono felice ma il bilancio degli ultimi dieci anni lo sento ancora negativo perché il progetto e il rispetto che ho per la musica che abbiamo fatto come Rumori dal Fondo, per chi ci ha dedicato tempo e passione, per chi ci ha lavorato, avrebbe potuto ottenere molto di più. Ci sono un miliardo di attenuanti e di limiti miei per carità ma onestamente, soprattutto visto quello che ci circonda, un po’ più di spazio e risultati non avrebbero guastato.
R.U.: Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro? Sia per Rumori dal Fondo sia per progetti paralleli.
M.G.: Mi piacerebbe fare ancora molte cose insieme a Davide sicuramente. Magari qualche nuovo progetto con alcuni musicisti di strada che conosco a Dublino, come il mio amico batterista Jason McNamara, che è un fenomeno totale. Ma in generale sono così felice delle persone con cui lavoro adesso che mi è difficile pensare ad altri. Ho un nuovo progetto in cantiere in Irlanda, ma ha cambiato già forma e direzione diverse volte e non so quando sarò pronto a farlo uscire.
Un enorme grazie a Massimiliano Galli per la disponibilità e il prezioso contributo.
Roberta Usardi
http://www.rumoridalfondo.com/