“Pizzeria K”: il mondo a parte di Etgar Keret in scena al Teatro Franco Parenti di Milano
Etgar Keret, classe ’67, è tra i più popolari scrittori israeliani. Tra le sue numerose opere si trovano diverse raccolte di racconti, tra cui quella dal titolo “Pizzeria Kamikaze”, dall’ambientazione alquanto singolare e fuori dalle righe.
Adattato a testo teatrale grazie a Francesco Brandi, “Pizzeria Kamikaze” diventa “Pizzeria K”, in scena al Teatro Franco Parenti di Milano dal 17 ottobre al 5 novembre 2023.
La regia, affidata a Mario De Masi, è immediata ed efficace, abolendo la quarta parete fin da subito e instaurando un rapporto diretto con gli spettatori. A rompere il ghiaccio è il protagonista, Giacomo (Francesco Brandi) che si presenta e racconta brevemente la sua vita di ebreo povero, come ci tiene a sottolineare, e di poeta, una propensione alquanto malvista dalla sua famiglia. Arrivato a 35 anni, prende una decisione drastica dopo essere stato lasciato dall’amata fidanzata Desideria: si suicida. Ma come può raccontare la sua storia al pubblico se si è tolto la vita? Ebbene, Giacomo ha scoperto che esiste un aldilà che appartiene solo a chi ha commesso suicidio, un mondo apposito, in cui “tutto è uguale a prima, solo un po’ peggio”. Ciò significa che per mantenersi bisogna lavorare e darsi da fare, ed è per questo che ha trovato lavoro alla “Pizzeria Kamikaze”. Ma non ci sarà modo di vederlo all’opera in questa sua mansione perché ben altro lo attende.
La prima persona che incontra è un certo Ciro (Antonio Stoccuto), con cui sancisce un’amicizia stretta quanto bizzarra e inaspettata. Quando Giacomo scopre che anche l’ex fidanzata Desideria si è suicidata, decide di mettersi in viaggio per trovarla, vedendo la possibilità di ritornare insieme. Aiutato da Ciro, Giacomo viaggia in lungo e in largo, fino a quando non incontra Lia (Giulia Pica), anche lei con un proposito in testa: andare alla ricerca dei responsabili di quel mondo a parte. Tutti e tre, tra momenti di conflitto e altri di mutuo soccorso, riusciranno a trovare le risposte che cercano? E se le troveranno, saranno quelle che si aspettano?
Un testo interessante, che affronta con la giusta leggerezza un tema che leggero non è, e che alterna momenti di ironia a momenti dal pathos più accentuato, con un ritmo sostenuto che mantiene viva l’attenzione per la maggior parte del tempo. I tre attori in scena sono perfettamente in sintonia e riescono anche nell’impresa di riempire l’immaginario di chi guarda. La scenografia è quasi del tutto inesistente, ma non se ne sente la mancanza. Il legame tra i personaggi, le loro emozioni e i loro desideri sono più che sufficienti a trasmettere un quadro preciso della storia.
Lo spettacolo è inserito all’interno del Festival Internazionale “Dalla tradizione ebraica all’energia di Tel Aviv” (16 ottobre – 20 dicembre 2023)
Roberta Usardi