“Pièces” di Michel de Ghelderode
“Il mondo di Michel de Ghelderode è affascinante, coinvolgente, pervasivo; ma non è semplice. È un autore che unisce la banalità della vita alla sua essenza più profonda, che ti infastidisce e ti prende; lo senti estraneo e al contempo intimo.”
Inizia così la prefazione di “Pièces”, lodevole e coraggiosa iniziativa editoriale di Lamantica Edizioni che recupera e traduce, per la prima volta, tre opere appunto ancora inedite in Italia di Michel de Ghelderode: “La figlia di Giairo”, che tratta un tema difficile ma carissimo all’autore, ovvero la resurrezione dalla morte; “Il sonno della ragione”, in cui come nella citazione di Goya i protagonisti sono mostri ma, a differenza del pittore fiammingo, sono generati dalla ragione stessa; e infine “Il sole tramonta”, che vede protagonista un sovrano, Carlo V, dilaniato tra passato e presente, controllo e sregolatezza.
Come lo è, in qualche modo, lo stesso de Ghelderode, autore allo stesso tempo totalmente immerso nei suoi riferimenti culturali e territoriali, le Fiandre in primo luogo, e contemporaneamente fuori da ogni possibile classificazione nel suo essere refrattario a qualsiasi “geocronoposizionamento”. In queste “Pieces” de Ghelderode si conferma autore complesso, se vogliamo anche contraddittorio, ma anche, e forse proprio per questo motivo, originale e potentemente dissacrante. Se confrontati con altre sue opere, ad esempio l’Escuriale (atto unico che si sviluppa in un’unica scena), la realizzazione della messa in scena di questi testi si presenta probabilmente molto più ardua e complessa, ma proprio per questo può rappresentare una sfida interessante per chi volesse affrontarla e portare alla luce, come merita, un autore forse troppo presto dimenticato nel suo Paese e, in generale, mai abbastanza valorizzato nel nostro.
A.B.