Oggi esce “Shining out of the dark”, il nuovo EP di Frances Aravel – La recensione
Da oggi, 3 dicembre, è disponibile “Shining out of the dark”, il nuovo EP della giovane cantautrice indie Frances Aravel, all’anagrafe Francesca Garavelli, che ha composto e prodotto tutti i sei brani contenuti in questo nuovo lavoro. Insieme a lei, che oltre a cantare ha suonato la chitarra acustica, hanno suonato: Angelo Crespi alla chitarra, Gabriele Valsecchi al basso, Dario Rossini alla batteria.
Un EP ben arrangiato, con brani fluidi che si amalgamano perfettamente alla voce pulita ed espressiva di Frances, sempre molto delicata e sognante. Un EP lineare nello stile, nelle strutture e nelle sonorità, ma con cui si prende presto confidenza. Il mood dei brani ben rappresentano la luce evocata dal titolo, che illumina questo periodo buio in cui stiamo vivendo e che dà speranza. Andiamo nel dettaglio.
“Gentle night” inizia soffuso, ma piano piano cresce, così come il testo, che è un riflessione ispirata al percorso del personaggio del libro “Per dieci minuti” di Chiara Gamberale; tra i versi troviamo “how frustrating is it to feel lonely?” (quanto è frustrante sentirsi soli?) che è un tema basilare di quest’epoca, e domande alle quali è arduo rispondere “what will you do for love?”(cosa farai per amore?).
“The child you were” è un lento sognante, la chitarra accompagna la voce soave di Frances che riflette su come non si può tornare indietro nel tempo “the child you were you will not return” (il bambino che eri non tornerà) e sopperire ad alcune mancanze “loneliness was painful” (la solitudine è stata dolorosa). Da segnalare il finale che cresce e sfodera una chitarra che aumenta l’impatto emotivo.
“Fly” è un brano più deciso e con un’intenzione più forte nel cantato; i versi sono poetici ed evocativi, così come l’arrangiamento, che circonda come l’immagine data dai versi: “your embrace surrounds me and makes me fly high” (il tuo abbraccio mi circonda e mi fa volare in alto).
“Shining out of the dark” racconta, in un crescendo musicale, di un momento buio, del momento in cui i propri demoni mettono le spalle al muro; non potrà durare per sempre perché prima o poi tornerà la luce, siamo tutti guerrieri che lottano e l’amore per se stessi sarà l’arma vincente: “looking in the eyes of your demons, you can finally find their weak spot, in front of you, waiting for you, go warrior, hit and destroy them, loving you, loving you” (guardando negli occhi i tuoi demoni, puoi trovare alla fine il loro punto debole, di fronte a te, che ti aspetta, vai guerriera, colpisci e distruggili, amandoti, amandoti).
“I don’t know” immerge in un’atmosfera tensione con basso e chitarra in un riff ipnotico che poi si amplia con l’entrata della batteria, il testo nonostante numerosi tentativi, non risposte (“I don’t know where love is gone” – non so dove se ne sia andato l’amore), chiedendosi la differenza tra realtà e illusione: “I never stopped wondering why, I never stopped trying” (non ho mai smesso di chiedermi perché, non ho mai smesso di provarci).
“Standing” inizia chitarra e voce, dolcemente “standing here in front of you, looking through your eyes, sitting here waiting for you, can you see me, too?” (sto qui di fronte a te, ti guardo negli occhi, sto seduta qui ad aspettarti, mi vedi?) un testo che da timido diventa poco a poco più sicuro, e anche il ritmo da cauto si evolve verso influenze reggae, un brano gioviale e con un finale a sorpresa.
Roberta Usardi
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