“November, as a water well”: il nuovo singolo di f o l l o w t h e r i v e r – L’intervista
È appena uscito su tutte piattaforme digitali “November, as a water well”, il nuovo singolo di f o l l o w t h e r i v e r – nome d’arte di Filippo Ghiglione, songwriter genovese, arrivato alle semifinali di Sanremo nel 2010 con la band SuperNova – in collaborazione con la Media Company Positive Ground Music e prodotto da Federico Malandrino. La live session del brano sarà disponibile dal 23 novembre sul canale YouTube di Positive Ground Music, mentre il 3 dicembre uscirà un lyric video del pezzo, nato durante il lockdown.
“November, as a water well” si rivela essere la risposta a una canzone scritta da Irene Buselli, cantante e compagna del giovane cantautore, intitolata Il castello, da cui emergono tutte quelle difficoltà e le insicurezze su cui inciampiamo nel relazionarci emotivamente con un’altra persona. F o l l o w t h e r i v e r risponde con “November, as a water well”, delineando la strada che permette di risollevarsi insieme, per superare tutte le difficoltà e le incertezze, fino ad afferrare quello che si sta veramente cercando. Tutto questo ce lo racconta avvolgendoci di una dolce e malinconica melodia di una fredda notte, che si sta lasciando alle spalle l’aria autunnale per dirigersi verso il freddo nordico. Una notte scaldata dal calore del fuoco di una alcova accogliente e protettiva. Ci ritroviamo immersi in un incantevole interludio notturno che parte dal freddo profondo di un pozzo, “so we head down/down the rabbit hole”, ed è proprio lì che paradossalmente si ritroveranno per raccontarsi le proprie verità. Non si tocca, ma c’è acqua, fredda come l’inverno e fluente come la vita, ne sentiamo quasi lo scorrere tra le note e la percepiamo nella terra bagnata dove affondano i nostri passi, “and pull me into the river/Or somewhere I belong”, mentre immagini di vita si sovrappongono sul tempo che passa.
È appena uscito su tutte piattaforme digitali “November, as a water well”, il nuovo tuo singolo, in collaborazione con la Media Company Positive Ground Music e prodotto da Federico Malandrino. Cosa ha di diverso dai tuoi lavori precedenti?
Ciao Marianna! Innanzitutto grazie per l’intervista e per la domanda. Sicuramente, parlando specificamente del brano, l’approccio alla produzione con Federico (che ho ritrovato come producer dopo molto tempo) è stato diverso, più profondo e ricercato. Abbiamo preso e portato all’estremo i concetti musicali che già stavo cercando nei precedenti lavori. Parlando invece in generale, è diverso anche l’approccio al progetto nella sua totalità e rispetto al mondo musicale: vedo le mie canzoni come pianeti, ognuna con il suo ecosistema e le sue regole. Per la prima volta affiancato da un team come Positive Ground Music.
“November, as a water well” è la risposta a un altro testo, ma più che una risposta l’abbiamo percepita come una sorta di rassicurazione rispetto ai dubbi a cui hai voluto dare una risposta, come “ecco la coperta, stiamo tranquilli e ripariamoci dal freddo”. Puoi raccontarcelo?
Questa canzone nasce sicuramente dall’esperienza personale di un rapporto e di tutti i suoi momenti, alti e bassi. Dopo che la mia ragazza ha scritto una canzone per descrivere le sue ansie e i suoi dubbi sul “fidarsi” dei sentimenti dell’altra persona (vedere cosa c’è sul fondo del pozzo insomma), ho sentito il bisogno di scrivere a mia volta questa canzone, come a dire “tranquilla, andiamo sul fondo del pozzo insieme e vediamo insieme cosa succede”. Per poi scoprire che sul fondo c’era esattamente quello che stavamo cercando.
Parliamo ora delle noti avvolgenti, profonde e malinconiche che ci riportano all’alt-folk dei Bon Iver. Cosa significa essere un songwriter indie-folk? Cosa si aspettano i tuoi fan?
In realtà non so bene cosa si aspettino i fan. Quello che mi piacerebbe è che le persone che ascoltano la mia musica si aspettassero sempre onestà e coerenza “emozionale” in quello che dico e nella musica che scrivo. L’amore per il freddo e il silenzio delle montagne e dell’inverno ma al contempo anche per il calore del legno di una casa o di un camino, il piacere di ascoltare una canzone in un ambiente piccolo e ritrovarci dentro anche un po’ di se stessi.
In questo momento anche noi, ascoltandoti, ci stiamo lasciando l’autunno alle spalle e con November, as a water well, ci siamo sentiti sì all’interno di un pozzo, “so we head down/down the rabbit hole”, ma comunque protetti e scaldati dal calore del fuoco di una alcova accogliente e protettiva. Quanto è importante per te questo senso di protezione e perché hai deciso di raccontarcelo in un’altra lingua?
In quello che scrivo, soprattutto negli ultimi anni, mi sento sempre in bilico: sempre a metà tra la voglia di partire per non tornare e invece il bisogno di restare in luogo che possa chiamare casa. Inoltre la passione e l’amore che ho provato a mettere in queste canzoni mi fanno sentire in qualche modo di essere a “un bivio” del mio percorso. Probabilmente questa costante tensione emotiva mi spinge a cercare rifugio in queste stesse canzoni e nel modo in cui vengono “costruite”. Nella lingua che meglio si adatta ai loro spazi e a raccontarle, ovvero l’inglese.
Non si tocca, ma c’è acqua, fredda come l’inverno e fluente come la vita, ne sentiamo quasi lo scorrere tra le note e la percepiamo nella terra bagnata dove affondano i nostri passi, “and pull me into the river/Or somewhere I belong”, mentre immagini di vita si sovrappongono sul tempo che passa. Da chi ti sei sentito maggiormente influenzato per questo lavoro? Parlo di artisti in generale, senza escludere la letteratura.
Sicuramente uno degli artisti che mi influenza maggiormente a livello musicale è Justin Vernon, in particolare il suo progetto Bon Iver. Da quando l’ho ascoltato per la prima volta è cambiato molto in me e nel mio modo di approcciarmi alla musica, l’ho sentito molto vicino non soltanto per scelte musicali. E poi tutto il mondo alt/folk nordamericano ed Europeo (RY X, Novo Amor, Julien Baker). E sicuramente una certa letteratura “di montagna” che affronta il percorso del ritrovare la strada verso se stessi, penso al “nostro” contemporaneo Paolo Cognetti.
E per il futuro cosa hai in mente?
Sento finalmente di essere sulla strada giusta, sia per me stesso che per chi mi ascolta, quindi mi auguro assolutamente di continuare lungo questo percorso, affiancato dallo stesso team che mi supporta adesso: Federico Malandrino alla produzione e i ragazzi di Positive Ground Music come ideali compagni di viaggio. E costruire le mie canzoni come piccoli mondi in cui traslocare e abitare ogni volta. Grazie per le domande, un saluto e a presto!
Marianna Zito
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