LUIGI TENCO IN “LONTANO LONTANO. IL GIORNO DOPO” AL TEATRO TRAM DI NAPOLI

“Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi Tenco”
Ho sentito dire che nell’attimo in cui stiamo morendo la vita ci passa davanti agli occhi in un istante, come una corsa folle verso un puntino lontano lontano. É quello che è successo stasera al teatro TRAM di Napoli, abbiamo rivissuto la vita di Luigi Tenco nel brevissimo viaggio di un colpo di pistola. All’improvviso non siamo più nel 2019 ma in una notte di gennaio del 1967. Non ci troviamo nella stanza d’albergo dell’hotel Savoy di Sanremo né davanti alla televisione a guardare il festival, vedendo scegliere canzoni come “Io, tu e le rose”. No, un festival così non lo guarderemmo mai, come atto di protesta. Questa notte ci ritroviamo in una roba clandestina, una bisca, un rifugio, davanti a noi solo un tavolo, un bicchiere e una bottiglia, luce soffusa e una sigaretta accesa, il tempo di una vita, un attimo dopo. A farci compagnia accompagnato dalle calde note di Francesco Santagata, c’è lui, Luigi Tenco interpretato da un bravissimo Francesco Luongo a suo agio con la canzone d’autore, per la regia di Roberto Ingenito.
Non è il racconto di una vita. piuttosto i tormenti dell’artista. Per niente didascalico assistiamo come fulmini nella notte, bagliori nella tempesta, a momenti della carriera del cantautore, la voglia di essere sempre, senza compromessi. Il desiderio di una voce originale fuori dal coro, una figura vera che ha sempre pagato il prezzo delle sue idee, nel bene e nel male, mai integrato appieno nel sistema. Un anti personaggio della scuola genovese, un uomo che non accettava finte etichette per vendersi, un giocatore, non solo nel poker e un poeta nel senso più puro del termine, Valeria come una voce lontana che riecheggia sempre e Dalida, compagna di questa triste avventura sanremese. Le canzoni sono i fragori di questa tempesta che è stata la vita di Tenco, impossibile farne senza. Una toccante “preghiera in gennaio” di Faber chiude lo spettacolo, un omaggio all’amico e all’uomo artista. Una canzone scritta il giorno dopo, interpretata da Santagata con struggente malinconia.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi , gli occhi rigati dalle lacrime degli amici di sempre, quelli presenti al suo funerale, tra tutti Lucio Dalla che si dice sapesse. Una via troppo breve, cinque anni regalati al pubblico italiano, a cui ha voluto bene in un rapporto controverso e tormentato. Si spengano le luci, lo spettacolo deve continuare. C’è un altro Sanremo da portare a casa. Ciao amore, ciao.
In scena dal 18 al 20 gennaio al teatro TRAM di Napoli.
Antonio Conte