Le Omeofonie di Arianna Porcelli Safonov alla rassegna estiva del Teatro Menotti
Un trio variegato e insolito, formato da due musicisti jazz e da un’attrice: quest’ultima è Arianna Porcelli Safonov, mentre i valorosi musicisti sono Michele Staino (contrabbasso, chitarra, basso elettrico, computer) e Renato Cantini (tromba e altri strumenti vari, dal triangolo al sax giocattolo, alla trombetta di carnevale). Questa unione di forze artistiche ha porposto uno spettacolo che ben mischia storie pungenti e improvvisazione jazz. Sul palco, al centro, c’è lei, Arianna, con un microfono munito di una cover in gommapiuma di colore fucsia. Ai lati, i musicisti, che riempiono lo spazio sia a livello fisico con tutta la strumentazione necessaria, sia con i suoni, i ritmi, ma soprattutto le sperimentazioni da improvvisare in contemporanea al testo.
“L’amore è l’ultima particella di Dio visibile sul pianeta Terra.”
Questo è solo un antipasto di “Omeophonie”, andato in scena lunedì 19 luglio presso la Corte d’Onore di Palazzo Sormani per la rassegna estiva del Teatro Menotti. Come sottotitolo riporta “Favole omeopatiche per adulti”: si tratta di otto brevi storie che per alcuni frangenti assumono una piega quasi irreale, ma che in realtà è perfettamente conforme ad alcune tipologie di esseri umani: il bello sta proprio nel vedere in ognuno di essi il lato grottesco, pungente, a volte crudele, che tanto li ha caratterizzati e che li ha designati come vittime di Arianna, che con la sua voce e intenzione riesce a plasmare ogni protagonista in modo molto accurato. Si tratta di storie vere, anche se a sentirle sembrano racconti fantastici. Per enfatizzarli e a renderli ancora più peculiari ci pensa il jazz, ma perché proprio il jazz? Beh, come dice la stessa attrice (e autrice) si tratta di una “sperimentazione per rendere il jazz godibile”.
Lo spettatore viene così catapultato in una sonorità futuristica e vive le peripezie dei protagonisti, tra i quali non manca la stessa Arianna, che parla del quartiere borghese di Roma da dove proviene con un tono in linea con le atmosfere ansiogene volutamente ricreate. Ma non mancano le risate, i ghigni, i sorrisi amari: si parla anche di disavventure, d’amore, di morte, di feste per bambini e di come oggi, con la tecnologia, sia nata una nuova moneta di scambio, che però non serve a far la spesa al supermercato. Ma allora a cosa serve? È davvero utile? Di cosa si tratta? Non possiamo svelarlo per non rovinare la sorpresa… possiamo solo confermare la sua esistenza. E naturalmente si parla di jazz… che lascia un lodevole spazio ai bravissimi musicisti che esprimno tutta la loro abilità e coesione.
Al termine dello spettacolo questa particolare omeofonia viene ampiamente acclamata, in attesa che torni a smuovere ancora quell’angolino satirico che ha quel piccolo spazio nella mente di ognuno di noi e che Arianna ha risvegliato per breve tempo.
Roberta Usardi