L’armonia interiore di “Arancio”, il nuovo EP di Mike Orange
“Arancio” come il cognome del cantautore Michele Arancio, in arte Mike Orange: questo è il titolo del suo nuovo EP per MPC Records, anticipato dal singolo “Segrate” uscito lo scorso 19 febbraio. Cinque brani inediti che vanno a inaugurare il primo lavoro solista di questo artista dal già ben avviato percorso musicale, che lo ha portato in finale a Sanremo Rock 2020 e al Festival di San Nolo nel 2019.
L’arancio del titolo è un colore che rappresenta l’armonia interiore, cosa che si sente livello sonoro negli arrangiamenti, che arrivano diretti a chi ascolta con una grande fluidità.
“Arancio” unisce rock e pop a dei testi concreti, che rendono l’ascolto familiare, così come le melodie e l’interpretazione, in sintonia con gli stati d’animo. Mike Orange possiede una bella tecnica unita a una indiscutibile capacità espressiva, capace di cambiare efficacemente in ogni brano. Oltre a lui alla voce, in “Arancio” hanno suonato Giangiorgio Giallo (batteria), Simone Mazzola (basso), Alberto Ubbiali (chitarre elettriche e soliste), Dario Sorano (tastiere).
“Kamikaze” racconta di un’estate alla piscina comunale, in cui salire sullo scivolo kamikaze, alto e ad alto tasso di adrenalina, è una prova di coraggio che non si realizza, così come l’impulso di provarci con una ragazza: “meglio sembrare saggi che fare figuracce, dal kamikaze non mi voglio buttare”.
“Mare” è un brano rock pop con un accenno di funky fluido e melodioso per un testo che parla della difficoltà di separarsi dal partner, anche se per poco tempo, dovendo così tornare a una dimensione non più familare: “io sono abituato a pensare che siamo in due, non sono più capace a stare da solo”.
“Menti sconfinate” è una ballad intensa che alterna momenti tranquilli a momenti graffianti e struggenti in linea con i ricordi che il testo evoca, parlando di una storia d’amore tra alto e bassi: “menti sconfinate siamo noi, ma da soli non bastiamo, questo vale sempre in generale, resto qui, son contento di aspettarti perché tanto prima o poi tu torni”. Una bella prova vocale.
“Segrate” è stato il singolo che ha anticipato l’uscita del disco, inizia in acustico, con un ritmo che culla nelle strofe, in cui inizia la descrizione di Segrate e dei suoi dintorni. L’arrangiamento si apre nel ritornello così come la dinamica cresce: “amore, noi che pensiamo sempre di essere diversi e a non subire l’influenza degli spazi e nonostante combattiamo questo mondo, noi siamo dentro come tutti gli altri”. Il climax sonoro arriva però alla fine del brano.
“Statua” è un brano coinvolgente dalle prime note grazie alla melodia e al ritmo veloce e trascinante per un testo che porta a far riflettere su sulle persone verso le quali si costruisce un pregiudizio che poi viene smentito: “bisognerebbe costruire una statua a tutte le persone che se anche tutti gli davano torto avevano ragione, bisognerebbe che la televisione raccontasse di quelle storie, dei mille gesti inutili che migliorano le cose”.
Roberta Usardi
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