“La ragazza di Hopper” di Fabio Bussotti
Truro, Cape Cod, Massachusetts, domenica 6 settembre 1963.
“Perché non mi rispondi, Ed? La figura che hai tolto era una ragazza?” Hopper era finito dentro il suo quadro e non desiderava uscirne.
Fu la signora Hopper a rispondere. “È morta.”
“Come?”
“Sì, Brian… La Ragazza è morta”.
….
Roma, quartiere Esquilino, lunedì 7 settembre 2020.
“A che ora è morta?”
“Tra le tre e le quattro del mattino…”
Nella stanza 684 dell’albergo Massimo D’Azeglio di via Cavour viene rivenuto il corpo senza vita di Nora Rednic, una giovane cameriera di origine rumena. Agli occhi esperti del commissario Flavio Bertone la scena del delitto indicherebbe che la vittima si sia lasciata uccidere senza opporre resistenza.
“Sul ripiano di un mobiletto in stile déco giacevano un mazzo di chiavi, una divisa da cameriera, ben piegata, un grembiule e una crestina color crema. Le scarpe di pelle marrone con racco medio erano parcheggiate a spina di pesce davanti a una poltrona verde. I collant formavano un ghirigoro ai piedi del comodino.”
La scena del crimine somiglia moltissimo a un famoso quadro di Edward Hopper “Stanza d’Albergo – 1931”, un’opera che evoca solitudine e desolazione. I dipinti di Hopper sono generalmente popolati da persone sole, raffigurate al massimo in gruppi di due o tre individui che emanano tristezza.
L’autore Fabio Bussotti – influenzato dall’arte quale fonte inesauribile di vita – in questo libro “La ragazza di Hopper” (Mincione Edizioni, Collana Narrativa, 2021, pp. 199, euro 16,90) narra l’avventura del Commissario Bertone che si ritrova, come l’artista Edward Hopper, dentro l’omonimo quadro con la paura di non uscirne più.
Nel libro il pittore Edward e sua moglie Jo fanno una breve comparsa, visitati nella loro casa di Truro, Cape Cod, dal giornalista irlandese Brian O’Doherty, che aveva visto in quel quadro, protagonista una giovane donna, Nora O‘Rourke, un’intuizione visionaria di Hopper. Ed eccoci all’Esquilino alla ricerca dell’assassino di Nora Rednic – bella, colta, infelice, sola.
Dopo un periodo di isolamento per via della pandemia il Commissario Bertone, più incline alla solitudine, si trova a risolvere un vero e proprio rompicapo: molti sospetti, poche certezze, tanti i personaggi che all’apparenza vivono una vita tranquilla mentre, al contrario, nascondono una vita piena di menzogne e turbolenze. Grazie alle sue doti analitiche e riflessive e alle sue ostinate analisi logiche Flavio Bertone, con l’aiuto dei suoi scudieri Antonio Pizzo e Ciccio Cacace, riesce a uscire dal quadro e risolvere l’enigma e riesce a smascherare il colpevole
“Perché non mi spari subito? Hai paura di svegliare qualcuno dell’albergo o hai semplicemente paura?”
“Non ho paura di ammazzarti. Voglio solo farlo bene.”
Da apprezzare come l’autore con la sua abilità ci porta da un luogo all’altro della storia in maniera filmica, portando il lettore a immaginare la scena e a trovarsi dentro alla stessa come se egli stesso fosse il protagonista. Nella narrazione riveste un ruolo importante la solitudine sentimento che con la pandemia si è accentuato, condizione che tutti proviamo prima o poi, finendo per rimanerci tristemente imprigionati, tentando di sfuggirle con terrore, ed alle volte rimpiangerla, inseguirla con sollievo. “La ragazza di Hopper” è consigliato per gli appassionati del genere noir misterioso e allusivo.
Rina Spitaleri