“Lo chiamavano Tyson”, il romanzo di Mauro Valentini
L’autore
“Lo chiamavano Tyson” (Armando Editore, 2021 pp. 240, euro 15) di Mauro Valentini è un romanzo ambientato a Roma e animato dai personaggi della periferia della capitale. Il protagonista, Fausto Colasanti, è un cinquantenne che sbarca il lunario dovendosi accontentare delle occasioni di lavoro precario che gli si presentano e che è spesso costretto ad abbandonare a causa del suo carattere irascibile. Carattere che gli vale l’alias di Tyson, con riferimento al famoso pugile, per la sua corporatura massiccia e l’incapacità di tenere a freno l’aggressività.
Il protagonista
Fausto vive tuttavia una dicotomia interiore: è intelligente, appassionato di lettura e di musica, con una particolare passione per il rock progressivo degli anni ‘70. Sebbene abbia tutte le carte in regola per dare una svolta alla propria vita, inevitabilmente le situazioni sono rovinate dal suo carattere, che pende sulla sua vita come una spada di Damocle. L’ennesima occasione di svolta arriva quando un vecchio compagno di adolescenza si presenta per proporgli un lavoro da guardiano nella villa di un ricco commendatore, che è in procinto di partire in villeggiatura all’estero per alcuni mesi.
“Smile your little smile, take some tea with me awhile.
And every day we’ll turn another page.
Behind our glass we’ll sit and look, at our ever-open book. One brown mouse sitting in a cage”.
Gli eventi
La prima delle canzoni citate nel romanzo ci anticipa l’esistenza della gabbia, un sistema di sicurezza costruito all’interno della villa per le intrusioni e che sarà il fulcro della scena. Proprio la gabbia sarà l’innesco di una spirale di violenza che, come in un domino, scatenerà un’inarrestabile sequenza di eventi che ricondurrà infine al principio del racconto. E in questo succedersi di eventi, Fausto tenta di gestire la situazione cercando di pianificare la migliore via di uscita possibile, ma si accorgerà che la vita difficilmente segue i binari che costruiamo per lei.
Un romanzo avvincente che scorre sulla colonna sonora di icone sacre del rock quali Jethro Tull e Genesis, dove inevitabilmente si parteggia empaticamente per il protagonista affinché almeno per questa volta abbia la meglio nella sua sfida personale con il suo alias Tyson.
Domenico Lauria