La PFM – Premiata Forneria Marconi al EuropAuditorium di Bologna
Da Storia di un minuto a Ho sognato pecore elettriche e abbracciando la poesia di Fabrizio De André: questo il concerto con cui la PFM – Premiata Forneria Marconi – composta da Franz Di Cioccio (voce e batteria), Patrick Djivas (basso), Lucio Fabbri (violino, seconda tastiera, cori), Alessandro Scaglione (tastiere, cori), Marco Sfogli (chitarra, cori), Eugenio Mori (seconda batteria) e dallo special guest Luca Zabbini (tastiere e voce) – ha deliziato il suo pubblico martedì 11 ottobre al Teatro EuropAuditorium di Bologna, la prima data di questo nuovo tour (recupero del 14 febbraio 2022) a 50 anni dal suo esordio discografico.
Il concerto è un grande viaggio attraverso il tempo, dove la band ripercorre i 50 anni di vita partendo dall’ultimo lavoro, Ho sognato pecore elettriche, e attraverso vari salti temporali ripropone pietre miliari del prog rock italiano, quali Impressioni di Settembre, Dove quando e La carrozza di Hans. Ovviamente la PFM non è solo prog rock e in tutti questi anni ha sperimentato tante sonorità ma non tutti gli album possono essere rappresentati, per ovvie ragioni di tempo. Allora ecco che si pesca, in ordine sparso da Chokolate Kings a Stati di immaginazione, da Photos of Ghosts a Come ti va in riva alla città, con l’alternarsi di pezzi cantati e altri strumentali, il tutto con la solita grande maestria che ha sempre contraddistinto la PFM e con un Franz “Randagio” Di Cioccio, ad alternarsi tra voce e batteria, davvero in gran forma nonostante le quasi 75 candeline.
Momento più alto sicuramente la versione della Danza dei cavalieri di Romeo e Giulietta del compositore Prokofiev (da PFM in Classic), dove l’armonia degli strumenti e i due violini non hanno fatto sentire assolutamente la mancanza dell’orchestra. Chiusa la prima parte con È festa, cantata dallo special guest Luca Zabbini (altra piacevole sorpresa, davvero in sintonia col resto della band), ecco l’omaggio, nel bis, al Maestro Faber, ricordando il loro incontro e interpretando due belle versioni di Volta la carta e Il Pescatore. Si concludono così due ore piene di musica che hanno portato gli spettatori in un viaggio nel tempo lungo 50 anni.
Antonio Caputo