La parola ai tre finalisti de “La provincia in giallo”
Sabato 13 aprile si è tenuta presso il Teatro Martinetti di Garlasco (PV) la finale del premio La provincia in Giallo, voluto dal Rotary Club Cairoli, Club del Distretto 2050; la presidentessa del premio è Bianca Garavelli. L’iniziativa vuole valorizzare i romanzi gialli e i noir in lingua italiana, ambientati in provincia. Abbiamo intervistato i tre finalisti per apprendere qualche curiosità sui loro romanzi e il loro vissuto.
La prima a rispondere ai nostri quesiti è stata Mariolina Venezia, autrice di “Rione Serra Venerdì“:
“Sono di Matera, una città molto suggestiva grazie ai Sassi, perciò è stato per me spontaneo ambientare la vicenda in provincia. La Basilicata è una regione con forti contrasti perché è rimasta arcaica a lungo e la globalizzazione è arrivata in fretta con un impatto spettacolare, perciò in essa convivono elementi antichi e moderni, di conseguenza si generano problematicità che possono portare a scrivere gialli con elementi comici. Anche i romanzi precedenti trattano sempre di contrasti tra la terra antica e la modernità. Parlando della Basilicata si può parlare di tutta l’Italia. Provengo da Matera ma ho lasciato presto la mia terra, così ho il vantaggio di poter osservarla sia dall’interno sia dall’esterno. Io sono lontana dalla legge, non sono né un avvocato né un’assassina, ma ho scritto di gialli poiché essi consentono di raccontare molto bene i luoghi. Il giallo è infatti il nuovo romanzo borghese. Mi sono occupata di gialli anche come sceneggiatrice, scrivendo Don Matteo e La Squadra. Le avventure di Imma Tataranni andranno in onda su rai uno prossimamente in una fiction di sei episodi.”
Fulvio Ervas, autore di “Se ti abbraccio non aver paura”, ha voluto partecipare al premio con “C’era il mare” e ci ha raccontato qualcosa di sé.
“Ho scritto di una regione di provincia perché io vivo proprio in provincia e non amo le grandi città. Mi piacciono i territori di piccole dimensioni e le relazioni che si creano all’interno delle piccole comunità, che sono più umane, facili e decifrabili; inoltre amo molto camminare nei territori di provincia. Ho raccontato il mio territorio e la mia città, che sono Mestre, Marghera e Treviso. Attualmente vivo a Treviso ma insegno a Mestre, ho fatto il pendolare per ventinove anni. Mestre è molto interessante per le opportunità di narrazione e sono debitore da un punto di vista familiare a Porto Marghera e alla classe operaia, perché sono figlio di operai. Io voglio raccontare questioni ambientali con il pretesto del giallo, voglio parlare del mio territorio perché credo che sia importante gestirlo bene. Nel mio romanzo ho riutilizzato elementi di altre opere, poiché ritengo che riciclare sia un’arte. Scrivere per me è una medicina che mi consente di visualizzare ciò che ho nella testa.”
Per ultimo abbiamo ascoltato Raul Montanari, il vincitore, autore di “La vita finora”.
“Sono nato in provincia, provengo dal lago di Iseo, e ritengo che la vita in provincia sia più dura che in città. All’inizio degli anni Novanta facevo parte di un gruppo di scrittori che volevano dire che in provincia non ci si può nascondere tra la folla e che il controllo sociale è fortissimo, a scapito di tutti i comportamenti devianti. Per raccontarvi da dove attingo il materiale per le mie opere, vi racconterò ciò che insegno nella mia scuola di scrittura: uno scrittore ha tre magazzini, il primo è il suo vissuto, il secondo ciò che ha appreso da altri, il terzo ciò che ha imparato, per esempio su internet o leggendo; il narratore vero non piega la propria storia alla vita. Ho partecipato a questo concorso soprattutto perché mi occupo di provincia, il giallo compare attraverso un mistero che compare nel libro, che è un elemento secondario. Non credo che il mio libro sul bullismo cambierà il mondo, poiché leggiamo troppo poco e i social assorbono tutto il nostro tempo. Una cosa è certa, abbiamo sempre detto che il virtuale è fasullo, ma ora ha delle ripercussioni concrete sul reale. Stiamo vivendo una situazione senza precedenti, in quanto dei ragazzi giovanissimi sono più esperti degli adulti del mondo digitale. I vecchi non hanno più il potere dell’esperienza e ciò è un bene, sotto certi aspetti, ma anche un male.”
Tre libri scritti da grandi autori della nostra penisola molto diversi tra loro, eppure simili nell’amore per il territorio italiano che sicuramente saranno apprezzati dal pubblico.
Valeria Vite