“La Traviata” all’Arena del Teatro Sociale di Como
L’estate comasca ospita “La Traviata”, con trecento artisti in scena. Il 27 giugno Festival Como Città della Musica ha proposto alla cittadinanza ”La Traviata” di Giuseppe Verdi, melodramma in tre atti che ha debuttato presso La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853, con il libretto di Francesco Maria Piave. Come per ogni edizione del festival, se i ruoli principali sono stati assegnati ad artisti professionisti, per la maggior parte giovanissimi, i coristi appartenevano al coro amatoriale del Teatro Sociale di Como, il Coro 200.Com. I dilettanti si sono distinti per impegno e abilità, al punto da collaborare con efficacia con gli artisti professionisti.
Lo spazio dell’Arena del Teatro Sociale di Como è stato gestito sapientemente, trasformando in un palcoscenico un semplice Red Carpet, l’ingresso posteriore del teatro nelle quinte e uno spazio secondario del cortile nella cavea dei musicisti. Si tratta di una soluzione inconsueta, ma comunque scenografica. Il direttore Alessandro Palumbo e il regista Andrea Bernard hanno scelto di rappresentare una Traviata ambientata ai nostri giorni, all’epoca di Istagram e degli Smartphone. Lo spettacolo è iniziato contemporaneamente all’ingresso nell’Arena del Teatro Sociale degli spettatori, in quanto i coristi erano mimetizzati tra la folla. È stata inscenata una sorta di serata di gala trash, in cui alcuni coristi si sono trasformati in falsi vip in abito da sera che sfilavano su un red carpet, al cospetto di altrettanto false troupe televisive del calibro di Espansione Tv e Rai 2, che proiettavano su un maxi schermo le immagini filmate da reali telecamere e realizzavano interviste fittizie. Inizialmente gli spettatori sono stati ingannati, infatti credevano di partecipare realmente ad una serata di gala, alla presenza di veri giornalisti. L’epoca dei balli a tempo di valzer è ormai conclusa, oggi le persone che contano si divertono ostentando la propria popolarità in televisione e sui social, per questo la Violetta Valery del Teatro Sociale frequenta ambienti come quello creato dalla regia. Gli abiti delle signore erano decisamente trash: ortensie nei capelli, signore anziane con abiti da sera dalla schiena nuda, borsette con pupazzetti di peluche epettinature eccentriche erano la norma.
Lo spettacolo vero e proprio è iniziato dopo circa un’ora di evento di gala: si tratta della storia di Violetta Valery, giovane donna dedita alla vita mondana che scopre il vero amore in Alfredo (Alessandro Fantoni), la sera stessa in cui ha il primo attacco di tisi. Violetta è una giovanissima Sarah Tisba vestita di rosso, innamorata del proprio smartphone e vezzosamente dedita ad ammiccare al pubblico. Nel secondo atto i due innamorati si ritirano in campagna per vivere insieme, dove Alfredo può leggere le riviste in boxer e piedi nudi in tutta tranquillità, in compagnia della propria amata. Purtroppo il padre dell’uomo chiede a Violetta di rinunciare all’amore in nome di una vita più rispettabile. La giovane accetta e abbandona Alfredo, ma nel frattempo la malattia si aggrava. Il coro delle zingarelle e dei toreri è il momento in cui i trecento coristi amatoriali diventano protagonisti e sono chiamati a mostrare il proprio talento. Le zingarelle non indossano indumenti da gitane ma vestitini corti rossi, i toreri invece un semplice abito nero. Sono stati coinvolti anche alcuni ballerini: una danzatrice di burlesque che esce da una torta e un uomo che interpreta un toro per accompagnare i matadores. Nel terzo atto Alfredo raggiunge violetta sul letto di morte e i due decidono di ricominciare a frequentarsi, ma ormai è troppo tardi: Violetta muore. Mentre si concludono le azioni del terzo atto, si svolge il carnevale parigino, interpretato dal Coro Voci Bianche del Teatro Sociale di Como, dei simpatici bambini in maschera.
Forse in omaggio a La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, il romanzo da cui è stata tratta La Traviata, i coristi spesso reggevano dei fiori, che hanno accompagnato la recitazione per tutto lo spettacolo, con un effetto molto poetico.
Valeria Vite