La band fiorentina Rumori Sospetti e il disco d’esordio omonimo tra folk e jazz – La recensione
Il 23 ottobre è uscito per OSB Records / Warner Chappel Music Italiana il disco d’esordio omonimo della band fiorentina Rumori Sospetti, anticipato dal singolo “Piero l’Alcolista” lo scorso maggio (qui la nostra intervista). Il disco è stato scritto e composto da Cristiano Ciampolini, che ha curato la produzione con Lawrence Fancelli. La band e formata da Cristiano Ciampolini (voce), Lawrence Fancelli (basso), Davide Rugiano (chitarra acustica), Leo Fantoni (batteria), Marco Meucci (pianoforte), Niccolò Angioni (tromba).
Un ottimo esordio, la band ha una personalità ben delinata, con uno stile folk jazz raffinato e fluido, che spesso invita a muoversi o a immergersi nei versi. Il disco è composto da dodici tracce, dodici storie da ascoltare e da gustare. Andiamo nel dettaglio.
“La ballata di mezzanotte” è un valzer che inizia con il pianoforte, introducendo i versi che raccontano una storia d’amore sofferta per le vie di Firenze “non ci devo più pensare a quello che c’è stato e non è”; nel ritornello il ritmo si velocizza insieme alla speranza: “sarà poi sarà un giorno migliore sarà e sarà, dopo sarà tu te ne vai e io resto qua”.
“Bossa di marzo” ha già il ritmo nel titolo, inconfondibile e trascinante, con versi d’un amore perduto “corri via da qui con la tua malinconia”, esortando ad allontanarsi per poter andare oltre: “ci rivedremo da un’altra parte dopo che si saranno aperte altre porte”.
“Piero l’alcolista” il singolo uscito a maggio ad anticipare questo disco, è una storia che racconta di come l’amore abbia dato al protagonista Piero una motivazione a reagire e ad allontanarsi dalla dipendenza da alcool: “l’amore amore anche se per poche ore per cinque minuti di passione, l’amore amore anche se fa male, ma ho deciso di smettere di bere”.
“Clochard” ha un ritmo western per rappresentare la figura di un senzatetto attraverso immagini poetiche e realistiche allo stesso tempo, una vita in cui la libertà e la solitudine vanno di pari passo: “il cielo è la mia stanza, di stelle invece ne ho viste abbastanza”. A livello musicale la canzone offre una funzionale dinamicità sul tempo, dando risalto al suono e all’intepretazione.
“Cane di strada” è un’altra storia intensa, a raccontarla è l’ultimo dei sei figli di una donna che è rimasta incinta da giovanissima; nei versi si evidenzia la difficoltà della situazione famigliare e la costante ricerca di affetto e di calore “sono nato randagio, un po’ vagabondo, io sono l’aria che sfugge la sera e poi se ne va”.
“Un minuto soltanto” è una canzone d’amore non corrisposto, la voce in alcuni punti diventa roca, dando all’interpretazione la nota dolente che i versi descrivono: “con te soltanto sono riuscito a volare più in alto”. Lo scat finale ricorda Buscaglione, ma in una chiave moderna ed efficace.
“Firenze a quest’ora” inizia con dei rumori, una porta che si chiude e un sospiro… si tratta di una canzone che vuole esaltare la città di Firenze percorrendo le sue strade e i suoi monumenti, nonostante i problemi di ogni giorno che ognuno ha: “che importa se non mi sono accorto che il tempo vola, sei troppo bella Firenze a quest’ora”.
“Mario” il secondo singolo estratto da questo disco, ha un ritmo latino, ballabile e fluido, irresistibile, che porta ad attraversare la storia del protagonista Maria, esortandolo a non arrendersi mai, ad superare ogni ostacolo: “provaci ancora Mario con un’oncia di rabbia nella pancia”.
“Sotto la pioggia” è una ballata a tempo di valzer intensa e poetica, con dei cambi di velocità e di pathos, in un testo di riflessiome interiore, chiedendo alla pioggia di lavar via tutto il male: “contrariamente a quello che sento ho nascosto un desiderio dentro un cassetto”.
“Sans papiers” è il racconto di un immigrato che dall’Algeria ha viaggiato fino in Francia, in un testo che accoglie in alcuni punti parole francesi. Il ritornello aumenta il tempo e a tempo di marcia dice: “il tempo va, se ne va e lo so che non ritornerà, guardi me, sai perché? Perchè io, io sono un san papier”.
“Dietro la porta” è un brano dinamico che alterna momenti incalzanti ad attimi di calma con grande efficacia, con il testo che immagina cosa possa esserci dietro alla porta del titolo, essendosi dimenticato di aprirla: “cosa rimarrà della città che lentamente si addormenta, il mio tormento se l’è portato il vento e adesso scrivo e adesso canto”.
“Sophie” è un brano lento per la prima metà, con l’andamento di una filastrocca, cantato piano:“ma che rumore fa la mia anima”, poi, per un breve intermezzo, il ritmo e la dinamica cambiano e si aggiungono cori e una ritmica più pronunciata.
Un disco notevole e nutriente, un vero viaggio attraverso la vita, con grande qualità sia negli arrangiamenti sia nei testi. Davvero un ottimo lavoro.
Roberta Usardi
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