“Infinita” – I Familie Flöz al Teatro Ristori di Verona
Sold out, con fila in attesa speranzosa che qualcuno rinunci al proprio biglietto, all’ultimo appuntamento di prosa al Teatro Ristori di Verona, con la sorprendente compagnia internazionale berlinese Familie Flöz, andata in scena il 15 aprile con “Infinita”. Gli attori indossano delle maschere, create da uno degli stessi registi, Hajo Schüler, e ognuna ha caratteri propri di un personaggio ben definito: ci sono attimi di vita di un gruppo di bambini e all’opposto ci sono anziani con la propria infermiera. Alle loro spalle animazioni e video per completare la narrazione. Non parlano, il linguaggio è esclusivamente corporeo e le maschere, sproporzionate rispetto al fisico, nonostante siano per loro stessa natura fisse con un solo contenuto, sembrano cambiare espressione, talmente è riuscito il connubio con le pose e i movimenti degli attori: Björn Leese, Benjamin Reber, Hajo Schüler e Michael Vogel.
Infinita è la vita e le sue continue rappresentazioni: all’inizio c’è un corteo funebre proiettato a video, ci sono ombre e la morte, poi appaiono i bambini sul palco e la bravura degli attori che sono anche acrobati, clown e mimi, appare evidente a un pubblico pienamente coinvolto e partecipe. La semplicità delle azioni di gioco e avventure dei quattro bambini, sempre senza voce e ognuno con la propria maschera, sono rese con comicità e piccoli eventi assurdi che i personaggi tentano in modo rocambolesco di risolvere. Quando entrano in scena gli anziani con l’infermiera, sempre rappresentati dagli stessi attori, l’atmosfera sembra cambiare per dare spessore al buio e alla malinconia che sicuramente si percepiscono, ma la gioia e il gioco sono in parallelo simili a quelli dei bambini. Hanno la loro stanza e gli appuntamenti quotidiani con le medicine, amano farsi dispetti e la loro giocosità prende il sopravvento. La musica, suonata per lunghi momenti anche al pianoforte, è colonna sonora preponderante durante le scene e il registro cambia da vivace a serio, dando origine a esilaranti gag tra gli arzilli ospiti. Non c’è una trama o una scrittura, tutto ha origine in modo spontaneo, così come accade nella vita reale, piccoli movimenti e momenti che fanno ridere o sospirare.
Le proiezioni di ombre sullo schermo completano la narrazione e aggiungono ricordi, eventi e sensazioni. Una sedia e un tavolo appaiono giganteschi sul palco e i tentativi di arrampicata del bambino chiamano gli applausi del pubblico che applaudirà più volte a scena aperta. Ogni momento, come nella migliore clownerie, è spesso non-sense, ma è proprio quell’attimo di presente assoluto che diventa qualcosa di perfetto e irripetibile e poco traducibile. C’è una sorta di fine nella commedia, ma nuovamente la vita si riapre con il ritmo e la musica, i corpi sono vivi più che mai e si comprende che davvero c’è un’infinito nella vita che mai finisce per davvero. Infinita è anche la bravura degli attori, la capacità di essere solo un corpo che recita ed emoziona e si emoziona: quando il proprio viso indossa una maschera, è necessario modificare il carico emotivo che si vuole trasmettere, il corpo è elettricità che vibra e salta. La regia di Hajo Schüler e Michael Vogel è poesia e comicità elegante allo stesso tempo, diverte e commuove, lascia appagati con un pizzico di magia e nostalgia. Ovazione finale del pubblico per uno spettacolo realizzato magnificamente.
Silvia Paganini
Foto di Valeria Tomasulo