I meridionalisti in Capitale
“Una nazione che non riesce a fare i conti con la propria storia non diventerà mai una Patria”
Un sud che non può correre quanto il nord, perché anatomicamente amputato di una gamba, che rappresenta la violenza, i saccheggi, l’impoverimento, i soprusi subiti durante l’invasione sabauda giustificata nel nome di una illusoria Unità d’Italia. Un sud che rimane quindi irrimediabilmente indietro, così come lo stesso concetto di Unità, decantata, festeggiata, celebrata ma mai compiuta… la Malaunità “Oè! Me sì frato tu a mme?! E dimme pecchè fierro e fuoco pe mme”.
TERRONI lo spettacolo diretto e interpretato da Roberto D’Alessandro – in scena al Teatro Ghione di Roma fino al 29 aprile – è tratto dal libro di Pino Aprile e, insieme, rendono omaggio a una storia mistificata e relegata all’oblio perché scomoda, inopportuna, poiché fa vacillare i pregiudizi nei confronti del sud e dei meridionali. Una “storia bandita” che è necessario conoscere, perché un percorso reale di identificazione unitaria non può prescindere dalla conoscenza e dalla comprensione di tali avvenimenti.
È forte il tonfo davanti alla crudezza delle parole di D’Alessandro, che non ci risparmia nulla e non risparmia nessuno, vomitandoci letteralmente addosso storie che non lasciano nemmeno lo spiraglio per una fortuita via d’uscita; ma ancora più forte è l’impatto emotivo davanti allo snocciolamento del nome delle vittime di queste azioni del passato lontano e di quello più prossimo, di quei nomi di cui non sappiamo nulla e di quegli altri di cui la nostra mente disegna perfettamente i volti. E per qualche secondo questo fa tremare e le canzoni fanno commuovere chi, come noi, quel sud lo conosce bene ma che – grazie a tutto questo – quel sud lo ha dovuto lasciare presto e con la consapevolezza che difficilmente ci farà più ritorno.
Domenico Lauria – Marianna Zito