“Fregare il tempo”: ci è riuscito Logan Laugelli – La recensione
Chi almeno una volta non ha sognato di fermare il tempo? Ci ha provato Logan Laugelli con il suo nuovo disco, che ha intitolato proprio “Fregare il tempo”. Logan Laugelli è un cantante e chitarrista del bergamasco, con una prolifica carriera musicale alle spalle, prima come parte della band Le Madri degli Orfani, con cui ha registrato cinque dischi e poi, dal 2009, da solista con il suo progetto cantautorale. Ha all’attivo l’EP “La noia del sabato sera” e ora, per la Gaste Records, è uscito “Fregare il tempo”, che contiene dieci brani inediti.
Lo stile di Logan Laugelli è un pop rock con dei testi che ospitano una punta di piacevole ironia. La copertina del disco vede in primo piano un tondo orologio, di quelli che gli uomini di un tempo mettevano in tasca legato a una catenella fissata ai pantaloni. Andiamo nel dettaglio.
“Intro” scandisce il tempo con il metronomo mentre si definiscono, con voci diverse, alcune definizioni di tempo.
“Fregare il tempo” è bel brano pop rock, nostalgico dei vecchi tempi oramai andati se si pensa al presente; il rintocco del metronomo è sempre presente, il tempo non si può ingannare. Il ritornello la sa lunga: “era bello quando a quindici anni immaginavi il meglio, e la voglia di costruire partiva dal risveglio, adesso che tutto ha un prezzo ha perso quasi il senso”.
“Beati voi” è una ballata malinconica, che nelle strofe ha in sottofondo rumori della natura, come grilli e uccellini. Il testo protesta verso chi apparentemente non ha nulla di cui lamentarsi o da ridire, perché amaramente si accontenta: “beati voi che non accettate sogni dagli sconosciuti”.
“Non mi fido” è un brano con venatura blues con un cantato che rimane in testa, con la voce graffiante di Logan che ruggisce nel ribadire la propria sfiducia nell’altro: “non mi fido da chi resta in silenzio e ti osserva dal suo baratro, non mi fido di chi parla a sproposito, chi non molla neanche un attimo”.
“Ragazzo distratto” è un brano dal ritmo contagioso, una rassegna di storie di paese, come quella del siciliano che non chiude mai, “neanche per pisciare” ed altri casi estremi, con la deduzione finale “e io che mi lamento per tutto ciò che non ho fatto, io adesso mi sento proprio un ragazzo distratto.”
“Intermezzo” già dal titolo indica un break dai suoni elettronici abbinati a rumori, in preparazione al brano seguente.
“Quarantena blues” è una nenia blues con armonica, che va a ricordare il momento della quarantena vissuta nel 2020 a causa dell’emergenza sanitaria, rifugiandosi nelle serie tv seduto sul divano e ubriacandosi, perché restare sobri non vale la pena.
“Scherzi al cane” è un brano acustico dalla melodia allegra, anche se il testo punge: “mi annoio in maniera infame, mi tiro su facendo scherzi al cane”; nei momenti di noia si arriva a immaginare ipotetiche vite passate, di cui si rievoca il proprio ipotetico martirio in epoca medievale.
“Anche se” è una ballata malinconica e romantica che costruisce ipotesi su determinate scelte e prese di posizione, con un ritornello che torna alla realtà: “e anche se non sono mai cambiato, non è vero che debba per forza farlo”.
“Gli stivali” è un brano già incluso nell’EP “La noia del sabato sera”, ma che qui ha una nuova veste in termini di arrangiamento. Una ballata con un tocco di romanticismo, in cui il ticchettio del tempo torna a farsi sentire nel ritmo: “in un attimo ho spento le luci e ho visto tutto più chiaro, ho visto sogni un po’ meno truci e mi sono letto la mano”.
Roberta Usardi
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