“Freedom Hospital” – La Siria di Hamid Sulaiman
“Tutta quella gente aveva un sogno, ma il tuo era il più bello”
Quattro stagioni per raccontare migliaia di morti. Quattro stagioni fino alla nuova primavera. È questo l’arco di tempo di “Freedom Hospital – Una storia siriana” (add Editore, pag. 285, euro 19,50) il graphic novel che ci parla della guerra civile in Siria (cominciata nel 2012, con l’obiettivo di porre fine del regime di Assad) vista dagli occhi di Hamid Sulaiman, nato a Damasco nel 1986.
Il Freedom Hospital è un ospedale clandestino che cura gratuitamente i ribelli a Houria – una città inventata e situata ipoteticamente nel nord della Siria – tirato su, con tutte le forze, da Yasmine, una pacifista militante, che vede in questo luogo – oltre che la realizzazione del sogno di suo padre – l’unico modo per non tradire la Rivoluzione e per aspettare speranzosa la caduta del regime. Insieme a lei Sophie, una giornalista siriana che vive a Parigi e tani altri personaggi: medici e pazienti di culture e religioni differenti che si amano, si aiutano e si voltano le spalle, da amici a esecutori,un attimo prima ci sei e un attimo dopo sei senza gamba, senza braccio, in fuga oppure morto. Questa è la guerra.
Tavole in bianco e nero, stilizzate che – in penombra – ci raccontano un avvenimento a noi vicino, questa guerra cominciata 1400 anni fa e che continua ancora oggi, nell’era dei social che ci permettono, inoltre, di vedere l’orrore seduta stante, in diretta. Questi uomini ribelli – che vivono in questo “ospedale della libertà” e hanno ancora la speranza di un sogno – con la loro forza e determinazione rappresentano – come in un quadro di Matisse – una danse: una rinascita e una rinnovazione continua, un eterno movimento alla ricerca della pace.
Marianna Zito