“Fatine, puledri e re” di Angelo Zabaglio e/o Andrea Coffami
Una sarabanda di situazioni grottesche e di non sense, favole dalla morale discutibile e soprattutto storie surreali e ironiche. Questo e molto altro è “Fatine, puledri e re”, (Porto Seguro, pp. 136, euro 11,50) il nuovo divertente libro di Angelo Zabaglio che si firma, come di consueto, anche col suo pseudonimo, Andrea Coffami.
“Fatine, puledri e re” riscrive in chiave moderna fiabe e favole antiche, ribaltandone i significati e le morali, mischiando i classici ai fumetti (come ne “Il giornalaio con gli occhiali” in cui vengono narrate “le vere origini di Superman”), mescolando e calando nella nostra società le novelle e le favole dei fratelli Grimm e di Esopo ai nostri eventi contemporanei. Un calderone di umorismo spesso a denti stretti, di favole lisergiche in cui, ad esempio, i sobborghi delle grandi città, le piazze dello spaccio di droga vengono dipinti come territori da esplorare attraverso la reinterpretazione dei segnali stradali (“Il gioco dei giochi”).
Zabaglio scrive le sue storie dell’assurdo con sono stile ormai ben rodato, preciso nella sua apparente libertà associativa. L’umanità dipinta da Angelo Zabaglio è schifosa, misera, subumana e uscirne fuori, da questa vita misera e deprimente è, come succede alla formica fortunata di una delle sue favole immorali, una pura questione di culo.
Giovanni Canadé