“Eravamo tutti in attesa” – I racconti di Álvaro Cepeda Samudio
“Lo sanno tutti che le nuvole sono fatte della schiuma da barba di San Pietro ed è da stupido domandarlo”.
“Il miglior libro di racconti scritto in colombia” è quello che García Márquez dice parlando di “Eravamo tutti in attesa” (Castelvecchi, pp. 113, euro 15) di Álvaro Cepeda Samudio, scrittore e giornalista colombiano del Gruppo di Barranquilla, una raccolta di storie e situazioni, resi delicati e profondi dalla matita di Cecilia Porras. Ma il pensiero di García Márquez non è lo stesso della società culturale colombiana della seconda metà del ‘900, che vede solo uno scrittore ribelle, bizzarro e ai limiti dello scandalo.
Dal suo canto, Samudio ha una scrittura accurata e innovativa, con parole decise e argomenti profondi che compongono, infine, una narrativa leggera e frammentaria, caratterizzata da molti salti temporali che riescono comunque a rispettare la cronologia di eventi che si rivelano ricchi di elementi che toccano dai temi più disparati.
“Mentre andavo a prendere il mio posto, sono passato davanti al domatore che è ancora lì che prova a incollare criniere gialle sui leoni di cartone”.
Racconta di personaggi che sembrano giungere da un mondo sconosciuto, che si ritrovano nell’impossibilità di narrare ciò che loro accade, persi come sono ognuno nella propria solitudine senza soluzione e fuori da tutto ciò che li circonda. Vedono solo quello che realmente toccano al circo, nei bar o nei locali, nelle abitazioni. Sempre apparentemente in fuga. Ma sempre fermi. In attesa.
Marianna Zito