“E tu splendi” – La Basilicata di Giuseppe Catozzella

“Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né la speranza, né la ragione, né la storia” Carlo Levi
È la memoria di Alessandro Leogrande a permeare “E tu splendi” (Feltrinelli, pp. 231, euro 16) di Giuseppe Catozzella, un libro che ci porta nella realtà dei piccoli paesi del sud lucano, dove si respira ancora quell’odore piacevole e familiare di vecchio mischiato all’odore di pietra al sole. Sono le terre della memoria e d’u ricorde disegnate dalle parole dei poeti come Rocco Scotellaro e Albino Pierro; sono quei luoghi che Carlo Levi descrive abbandonati da Dio, dimenticati.
Ed è qui, in queste terre di pace che Pietro e Nina si ritrovano, da Milano, in casa dei nonni, dopo la scomparsa della loro mamma. Una realtà che conoscono bene, che amano da sempre e che vivono ogni estate. Ma questa di estate ad Arigliana – un paese nel materano, dalle fattezze di un presepe, con cinquanta case di pietra e, poco più o poco meno, duecento abitanti – sarà differente dalle altre. Nel luogo dei calanchi e delle campagne senza tempo, dove la terra è l’essenza di chi la coltiva, tra i pupacc crusc e l’odore del pane, Pietro farà una scoperta che lo scaraventerà velocemente nel mondo degli adulti pieno di menzogne, vigliaccheria e intolleranza soprattutto verso il diverso, verso i migranti, a cui si è sempre pronti inesorabilmente ad addossare la colpa; niente di nuovo rispetto a quello che accade nel resto dell’Italia, oggi.
Con il linguaggio semplice e ingenuo di un bambino, Giuseppe Catozzella ci descrive queste atmosfere, per molti sconosciute e lontane, attraverso gli occhi vispi e curiosi di Pietro che ci parla con quell’italiano che ruba le parole al dialetto e le trasforma in quella lingua che solo i bambini parlano e comprendono. È un percorso di crescita e di cambiamento; una crescita che avviene fuori attraverso gli altri e dentro attraverso consapevolezze e sentimenti di rabbia, accettazione e paura, che avranno come obiettivo ultimo la conquista di quel coraggio di splendere sempre e al di là di tutto, come ci insegnava Pasolini.
Marianna Zito