“DIALOGHI FILOSOFICI. NELLA MENTE DEL MITO” ALL’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA
Il primo incontro del ciclo “Dialoghi Filosofici. Nella Mente del Mito”, svoltosi presso l’Auditorium Parco della Musica, ha come titolo “Ma che ci stiamo a fare in una grotta? Ovvero il Mito della Caverna”. Dialogano su questo tema Maurizio Bettini e Vittorio Gallese, moderati da Luigi Spina.
La piacevole conversazione svolta tra gli interlocutori prova ad analizzare e attualizzare uno dei miti platonici più celebri, contenuto nel VII libro della Repubblica: in una caverna alcuni prigionieri, incatenati fin da fanciulli, scorgono soltanto alcune ombre proiettate sulla parete che sta loro di fronte; essi ritengono che le ombre siano l’unica vera realtà esistente e non possono immaginare ciò che accade alle loro spalle. Il focus del riesame parte dal sagace accostamento tra il mito e il cinema: antico potere della parola e moderno potere immaginifico. La linea seguita da Bettini, in conformità ai propri studi e alla propria formazione, è antropologica e rivela come il racconto platonico sia in realtà basato su un triplice inganno: figure proiettate sulla parete, che non sono altro che ombre di burattini, la cui voce è solo frutto dell’eco. Gallese, dal canto suo, inizia rievocando le celebri pitture rupestri preistoriche di siti come la Grotte di Lascaux. Con il suo taglio da brillante neuroscienziato, si interroga su queste forme di “archischermo” e sull’innato desiderio dell’uomo di rappresentare la realtà che lo circonda, di dare forma a un mondo virtuale, che coesiste da sempre con quello fisico. La caverna, da mito classico, diviene categoria sociologica moderna: in riferimento al mondo in cui viviamo, si può ben parlare di caverna virtuale, con tutti gli interrogativi e i dubbi che questo scenario così attuale può lasciare aperti.
Il prossimo appuntamento, all’interno della rassegna dei Dialoghi Filosofici, è fissato per il 13 marzo e ha come titolo Contro il logorio del potere moderno, ovvero la generosità di Prometeo, con interventi di Maria Bettetini e Giorgio Ieranò.
Lorenzo Sardone