CERCANDO SEGNALI D’AMORE NELL’UNIVERSO – il romanzo autobiografico di Luca Barbareschi
CERCANDO SEGNALI D’AMORE NELL’UNIVERSO (Mondadori, maggio 2017) è il romanzo autobiografico di Luca Barbareschi, regista, volto televisivo, attore, ex politico italiano e direttore attuale del Teatro Eliseo di Roma, che ne ha segnato le sorti e, politicamente o no, credo che il risultato finale possa essere abbastanza soddisfacente: Not famous yet, but…one day sarà non a caso il motto propiziatorio della vita di Luca Barbareschi.
Questo romanzo è un atto di circospezione interiore affiancato dal racconto di episodi di vita: un denudarsi in todo davanti agli occhi del lettore – per farsi conoscere o per riconoscersi – a partire dall’intimità familiare fino ai successi lavorativi, a dipendenze personali non sempre di facile ammissione, tanto meno se vi si intromette la psichiatria. Una narrazione che non parte dall’infanzia ma, addirittura, dal grembo materno dove il protagonista è un feto alimentato da una forte energia, da un’irrequietezza combattiva che crescerà sempre di più nelle varie fasi della vita dell’autore. Nasce un bambino ebreo che per elaborare il lutto di un abbandono familiare si rifugerà nelle regole cattoliche, un rifugio che ricambierà la sua dedizione con episodi di pedofilia: in tutti modi cercò di non considerarsi vittima, riuscendo a guardare oltre e a farne esperienza di vita.
Un’infanzia alla ricerca di relazioni complici, di anime uguali, alla scoperta dell’erotismo individuale ancora poco considerato tutt’oggi in una società al culmine dell’era mediatica che si nasconde in un medioevo intellettuale non di poco conto, continuando a ignorare le esigenze primordiali, istintive; forse riconoscere queste dinamiche renderebbe alcune situazioni meno frustranti e meno patologiche. Un’adolescenza difficile, irrequieta, i primi contatti con la droga, l’adolescenza, l’America, il Teatro accanto ai maggiori personaggi del tempo, gli studi, l’Eliseo come ampliamento di sé, come completamento e, infine, l’essere padre.
Luca Barbareschi ci narra con una schiettezza inaudita aneddoti tragicomici e intimi: quello che siamo lo dobbiamo anche a tutto quello che abbiamo fatto, a ciò che di noi in passato è esistito. Questo romanzo è ammissione di vita senza vergogna, un percorso fatto di coraggio e determinazione misti a solitudine e sensibilità; grazie ai segnali d’amore, a una madre intellettualmente ironica e a un padre di cuoio, sudore e polvere da sparo.
E ora anche noi – da perfetto pubblico – potremo assistere al culmine di questa costruzione di vita riassunta in un Teatro che si rivelerà o un importante tassello nella cultura romana e non solo – che ci auguriamo di vedere a braccetto con le altre realtà teatrali, grandi e piccole della capitale – o un temuto e voluto disfacimento da parte di chi con amore l’ha così fortemente desiderato da renderlo oggi un luogo di forti unioni intellettuali, artistiche e politiche.
Marianna Zito