Anch’io sono Malala. Storia di una ragazza come me – al Teatro dell’Acquario di Cosenza
“Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.”
Malala Yousafzay
Dopo il debutto, avvenuto a novembre in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, l’8 marzo – Anch’io sono Malala. Storia di una ragazza come me – ritorna al Teatro dell’Acquario di Cosenza con la regia di Dora Ricca.
Lo spettacolo – prodotto da Teatro Rossosimona e patrocinato da Women’s Studies Milly Villa UniCal e dall’associazione What Women Want e da Unicef Calabria – è l’autobiografia di Malala Yousafzai, coraggiosissima giovane donna che si batte per i diritti civili e il diritto all’istruzione dei paesi musulmani. Malala, quando ha solo 11 anni, racconta la realtà del suo paese – il Pakistan – attraverso il suo diario. Scrive dell’opposizione da parte dei talebani all’istruzione delle donne. Il diario, sotto pseudonimo, viene pubblicato dalla BBC e diffuso in tutto il mondo. Il 9 ottobre 2012 Malala viene ferita gravemente alla testa da uomini armati che la aggrediscono mentre è sul pulmino che la porta a scuola. Sopravvive e diventa il simbolo della lotta per l’emancipazione e il riconoscimento dei diritti delle donne in tutto il mondo. Nel 2014 le viene conferito il premio Nobel per la Pace.
Brava Noemi Caruso nell’interpretare un monologo dal ritmo incalzante: in primo piano le parole, e la loro potenza nell’affermare la verità dei fatti. La rappresentazione scenica è accattivante, colorata, poetica. Malala è ella stessa diario, porta addosso la sua storia. E a noi non resta che assistere allo svelamento dei fatti, pagina dopo pagina. La voce fuori campo, il papà di Malala, conduce a una riflessione: “l’educazione è l’unica soluzione”; l’importanza dei genitori come primi educatori: sono loro il primo nutrimento dei bambini ed è attraverso loro che imparano a vedere il mondo.
Uno spettacolo carico di valori che viene portato nelle scuole e che si pone l’obiettivo di parlare del ruolo della donna nelle differenti società e di sottolineare l’importanza della cultura come arma di contrasto consapevole per combattere forme diffuse di oppressione.
Letizia Chippari