Ambra Angiolini e Matteo Cremon “distruggono” il Teatro Eliseo
“L’amore è uno scherzo di Dio”
Al Teatro Eliseo, in questi giorni e fino al 7 gennaio, è in scena LA GUERRA DEI ROSES con l’impeccabile regia di Filippo Dini e con Ambra Angiolini e Matteo Cremon nelle vesti dei due protagonisti, i coniugi Rose. La base di questo spettacolo è, come appunto ci suggerisce il titolo, una guerra di incomprensioni, la guerra inglese “delle due Rose” combattuta nella seconda metà del ‘400 tra i due rami della stessa casata al tempo regnante, i Lancaster e gli York. Il romanzo da cui prende spunto è The War of Roses di Warren Adler, reso noto al pubblico grazie al film del 1989 diretto da Danny De Vito con Micheal Douglas e Kathleen Turner.
La genialità di Filippo Dini mette in piedi una commedia noir che si sviluppa e risolve in più fasi e che degenera con una velocità sempre maggiore e un’intensità sempre più forte. Una coppia felice si ritrova ad annientarsi, arrivando a desiderare la morte del coniuge o qualsiasi altra cosa purché questi sparisca immediatamente dalla vista o dall’appartamento costruito da entrambi negli anni, con dedizione e sacrificio. Una storia che coinvolge dall’inizio alla fine gli spettatori che, probabilmente, riconoscono sulla scena i loro pensieri espressi in quel linguaggio sciolto e comprensibile di tutti i giorni che – al contempo – turba, fa ridere e sorridere all’interno di questa tragedia, in cui l’amore crea e distrugge con la stessa diabolica intensità.
Ambra Angiolini è la punta di diamante di questo spettacolo, una bravura senza nessun cenno di cedimento nelle varie fasi emotive del testo, interpretate con estrema naturalezza, ironia ed entusiasmo. Ma non sono da meno Matteo Cremon con i suoi continui tentativi di riconciliazione verso la moglie, Emanuela Guaiana nei panni dell’avvocata dedita alla mondanità e Massimo Cagnima, perfetto nella sua cinica comicità di “avvocato del maschio”.
La scena si apre con il resoconto finale della coppia davanti a Dio, per poi tornare con un flashback all’inizio della storia, dove l’idillio dell’innamoramento e il successo fanno pensare a tutt’altro che all’epilogo finale. L’impatto visivo è quello di un ricco ambiente pronto però a nascondere un che di sinistro insieme a infinite sorprese. La struttura è impegnativa e salda, con uscite verso l’esterno che comunicano realmente quello che accade oltre le porte, quasi lo spettatore lo riesce a vedere. È la riproduzione solida di un’abitazione, una casa, che si frantuma e distrugge letteralmente insieme all’emotività di chi la abita.
Una storia il cui filo conduttore è il dolore che sarà sempre più intenso fino a degenerare in una desiderata vittoria o in una letale sconfitta, questo dipende dai punti di vista.
Marianna Zito
Foto di Bepi Caroli