“A VISUAL PROTEST – THE ART OF BANKSY” AL MUDEC DI MILANO FINO AL 14 APRILE 2019
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Il 2019 del Mudec prosegue all’insegna di Banksy, nella mostra allestita (e non autorizzata dall’artista) lo scorso 21 novembre dal titolo “A visual protest – the art of Banksy” fino al prossimo 14 aprile, che delinea, come dal titolo, la forma di protesta di questo writer inglese dall’identità ancora sconosciuta, che ha creato e continua a creare scalpore con le sue realizzazioni grafiche. La street art è il canale di comunicazione, quindi qualcosa che punta ad arrivare a tutti, senza distinzione di alcun tipo e con il suo stile Banksy punta a risvegliare coscienze, creare consapevolezza, esprimere senza filtri il proprio pensiero e diffonderlo a quanta più gente possibile. Banksy ha creato scalpore proprio per il suo modo di comunicare, volto alla schiettezza feroce, alla provocazione e alla divulgazione del suo pensiero. Pur rimanendo nascosto, è diventato famoso: la sua arte gli fa da portavoce e in questa mostra si possono ammirare diverse serigrafie e non solo, che colpiscono per la loro immediatezza e per lo stile inconfondibile che le contraddistingue.
Tra le tante, troviamo “Love is in the air (flower thrower)”, il lanciatore di fiori, un forte inno contro la guerra, tema ricorrente e continuamente perseguito portando alla ribalta nei disegni i soldati, le armi, le divise, annientate da smileys o dall’apporre bambini invece di uomini, dall’uso dei colori. Spesso e volentieri, il tema della guerra implica inevitabili incursioni nel mondo politico, come testimonia la serigrafia “Turf war” che trasforma Winston Churchill in un’improbabile icona punk o come gli svariati disegni della Regina Elisabetta con maschera antigas e con sembianze da scimmia. Banksy utilizza la street art anche come antitesi alla televisione, ai mezzi mediatici e alle istituzioni e il suo motto è: “Protesto, dunque sono.” (“I dissent, therefore I am”).
Tra i soggetti preferiti dall’artista troviamo i topi, che lo stesso autore ha definito animali che “esistono senza permesso. Sono odiati, braccati e perseguitati”, dei perfetti rappresentanti di qualcosa che sta al di fuori del cosiddetto “bene comune”, come il mestiere del writer, che, al di fuori di ciò che viene chiamata “normalità” agisce in contrasto con essa. Ma, oltre al tema della guerra e alla voce politica fuori dal coro, Banksy si concentra anche sul tema del consumismo, come in “Sales ends today” utilizzando coraggiosamente come modello la morte di Cristo, solo che, invece della croce, viene posta la scritta “i saldi terminano oggi”, come se la reazione moderna potesse paragonarsi al credo religioso. Una delle serigrafie più emozionanti rimane la bambina con il pallone rosso “Girl with red balloon” carica di pathos: il suo braccio, steso verso il palloncino a forma di cuore che sta volando via, lascia innumerevoli interpretazioni.
La fama di Banksy negli anni si è espansa anche in altri ambiti artistici e, in più occasioni, famosi artisti nel campo della musica hanno chiesto il suo contributo per le copertine di dischi e CD, come ad esempio la band inglese dei Blur e la copertina dell’album “Think Tank”. Interessante il filmato alla fine della mostra, un racconto toccante di quello che è il messaggio di Banksy contro la guerra, la figura dell’innocenza dei bambini in contrapposizione al conflitto, ma anche un salto a ricordare Dismaland, un’installazione artistica temporanea, organizzata dall’artista dal 21 agosto al 27 settembre 2015 in Inghilterra, nel Somerset: un peculiare parco divertimenti anti-Disneyland che ospitò opere di 58 artisti. Il percorso si conclude con la riproduzione dell’insegna del “The walled off hotel” a Betlemme, aperto nel 2017 di fronte al muro di separazione, e dotato di dieci stanze, con finestre affacciate sul muro e con gli interni adornati dalle opere di Banksy, oltre a un bar a tema, varie installazioni e uno spazio dedicato a mostre temporanee.
La voce di Banksy, pur senza il suo volto, si sente forte e chiara e vale la pena ascoltarla, conoscerla e ammirarla nelle sue opere.
Roberta Usardi