Vittorio Cuculo torna in quartetto con il nuovo disco “Ensemble” sotto il segno del “noi” – L’intervista
Il 18 maggio è uscito per Wow Records il nuovo disco del quartetto capitanato da Vittorio Cuculo, dal titolo “Ensemble”, che sancisce l’incontro del giovane sassofonista romano con i Sassofoni della Filarmonica Sabina “Foronovana”. Il quartetto comprende, oltre a Vittorio Cuculo, anche Danilo Blaiotta al pianoforte, Enrico Mianulli al contrabbasso e la leggenda vivente Gegè Munari alla batteria. Il disco contiene sei brani standard appartenenti alla tradizione jazz, la cover di “Brava”, cantata dalla guest Lucia Filaci e due composizioni originali di Roberto Spadoni. “Ensemble” è il secondo disco di Vittorio Cuculo, dopo “Between”, pubblicato nel 2019. Andiamo a scoprire qualcosa in più.
Quando hai iniziato a lavorare a “Ensemble”?
In termini di lavoro pratico e organizzativo a settembre 2020, anche se l’idea stava maturando da qualche tempo. In questo nuovo lavoro, un piccolo organico, il Vittorio Cuculo Quartet feat. Gegè Munari, ben amalgamato dal primo tratto di strada fatto insieme, si confronta, si integra con un organismo strumentale più grande. Ripensandoci, è stato abbastanza impegnativo tenere le fila del discorso musicale ed organizzativo, ma siamo soddisfatti del risultato. Quando bisogna organizzarsi per dare modo a una ventina di musicisti di esprimersi (un quartetto, più i componenti della filarmonica, più un vibrafonista, una cantante, un arrangiatore che porta il suo contributo anche come chitarrista, Roberto Spadoni) le energie fisiche e mentali che si mettono in movimento sono tante e il rischio di essere dispersivi è forte. Alla fine, però, tutto come per magia si incastra nel modo giusto.
In “Ensemble” troviamo come unica guest al femminile la voce di Lucia Filaci in una versione di “Brava”, come è nata questa collaborazione e come mai avete scelto questo brano?
I brani che sono stati scelti per il disco sono stati selezionati in base a quello che è un po’ il mio, il nostro gusto musicale e dalla voglia di creare una sonorità particolare con il quartetto, la voce e la formazione di sassofoni. In fondo anche “Brava” è un classico (un brano portato al successo da Mina) e che la nostra giovane, talentuosa cantante Lucia Filaci affronta con il giusto piglio.
Nel comunicato stampa hai dichiarato che “Ensemble” rappresenta “un’idea di aggregazione tra generazioni diverse ed esperienze differenti esaltando la dimensione del noi”: è il frutto di come hai vissuto questo momento storico di distanza sociale? Quanto è importante il noi rispetto al sé?
Anche, ma non solo. Nel senso che con la dimensione del noi occorre sempre farci i conti, tanto in musica quanto nella vita di ogni giorno, indipendentemente dalla pandemia. Certo la pandemia ha colpito tutti, alcuni fisicamente, altri economicamente e psicologicamente. Un evento così disastroso non può che lasciare il segno. Per quanto mi riguarda, ho studiato, pensato e riflettuto sulle esperienze fatte, ho chiuso il mio ciclo di studi accademici ed ho sperimentato come sia importante stare uniti, fare gioco di squadra, puntare sulla relazione umana. Questo è forse l’insegnamento che mi pare di poter cogliere.
In “Ensemble” collaborano artisti che già avevano lavorato con te nel precedente disco, tra cui Roberto Spadoni, qui autore dei brani “Io non ridevo” e “Fuga di notizie”. Come è nato il vostro sodalizio artistico?
La collaborazione con il M.° Spadoni inizia dal mio disco di esordio “Between”, uscito per Alfamusic, con un brano da lui scritto dal titolo Ce la posso fare, che voleva anche essere un po’ evocativo come messaggio di realizzazione musicale e artistica. Ci conosciamo da un po’ di anni e nutro per lui una grande stima; è uno dei più importanti e quotati arrangiatori, oltre che validissimo chitarrista e docente. In verità aveva scritto anche le note di copertina di Between. In questo nuovo lavoro, è stato molto bello per il quartetto averlo presente, oltre che come arrangiatore e compositore, anche con la sua chitarra in Io non ridevo, Fuga di notizie e Bye-Ya.
Rispetto al precedente disco “Between” uscito nel 2019, come definiresti questo nuovo lavoro?
Questo nuovo progetto musicale, Ensemble, si riallaccia in parte al primo e ne sviluppa la tematica: la musica come occasione, opportunità di incontri e di dialogo. Between fu concepito come punto di partenza di un progetto più ampio, che voleva essere incontro tra generazioni (l’età anagrafica dei componenti il Vittorio Cuculo 4et feat. Gegè Munari è assai varia), generi e stili musicali diversi (brani originali, Standard e brani di cantautori, L. Tenco), un lavoro fortemente caratterizzato dal desiderio di comunicare. Così, in linea con questo spirito di empatia e di incontro, il cammino del Vittorio Cuculo 4et feat. Gegè Munari approda oggi ad una nuova tappa, Ensemble, un lavoro discografico che vede il quartetto dialogare con un’orchestra di sassofoni, in un susseguirsi variegato di brani e stili. Ensemble è parola che evoca subito un insieme strumentale e dunque l’abbiamo usata in questo senso. Ma Ensemble vuole anche mettere in risalto una dimensione del noi che è importante nel fare musica e dunque è anche questo: dimensione comunitaria che si avvale del contributo di tante mani, dall’orchestra al quartetto, alla voce.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Hai in mente, per quanto la situazione lo permetta, di portare dal vivo questo disco?
Progetti per il futuro ne ho, avrei già in mente un’idea da sviluppare per un prossimo progetto, ci devo lavorare in termini di ideazione, ma il seme è già presente. Mi piacerebbe molto che questo lavoro discografico potesse avere un riscontro positivo anche in termini di accoglienza nei festival, nelle sale da concerto o all’aperto, dove poterlo suonare, magari riuscire ad organizzare un piccolo tour. Sulla bontà del progetto, nelle note di copertina, si sono espresse figure capitali del Jazz: Paolo Fresu, Stefano Di Battista e Eugenio Rubei (li ringrazio tanto per il loro incoraggiamento e sostegno).
Sei molto giovane, eppure hai già tantissime rinomate esperienze alle spalle, quale sogno ti piacerebbe realizzare nel prossimo futuro? C’è qualche artista in particolare con cui vorresti suonare?
Intanto mi basterebbe, come ho detto, che questo lavoro discografico potesse avere un riscontro positivo anche in termini di accoglienza nei festival. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, per me sarebbe un onore oltre che un grandissimo piacere avere la possibilità di collaborare con Maestri quali Stefano Di Battista, Fabrizio Bosso, Paolo Fresu, Enrico Pieranunzi. Ne sarei arricchito musicalmente e umanamente, ne trarrei incoraggiamento a fare sempre meglio.Fra l’altro, i Maestri Di Battista e Fresu hanno scritto delle splendide note di copertina per Ensemble, e del M.° Pieranunzi abbiamo registrato NightBird nel precedente lavoro Between.
Per assurdo, con quale musicista jazz del passato avresti voluto suonare? In altre parole, quali artisti ti hanno portato a votarti al jazz?
I musicisti del passato con i quali mi sarebbe piaciuto suonare sono tanti, così numerosi che non voglio citarli, perché potrei dimenticarne involontariamente qualcuno. Ma quello che sicuramente mi ha spinto verso il Jazz è Charlie Parker. La mia conversione al Jazz, diciamo così, è dovuta a lui e al suo sax. Infatti ho iniziato suonando le percussioni classiche nella JuniorOrchestra, un’orchestra giovanile dell’Auditorium parco della musica di Roma. Ho anche studiato la marimba, ero arrivato ad usare 2 battenti per ciascuna mano. Poi un giorno, da mio padre ho sentito in un disco il sax di C.Parker… ed è stata la svolta, il sax mi ha chiamato per suonare il jazz.
Roberta Usardi
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