“Stranieri”, Tramedautore omaggia Antonio Tarantino
La ventesima edizione del festival teatrale Tramedautore sfida il Covid portando una ventata di speranza al Piccolo Teatro Grassi. Il primo spettacolo ad andare in scena venerdì 11 settembre è “Stranieri” (2009), uno dei capolavori di Antonio Tarantino, che il festival ha deciso di omaggiare a pochi mesi dalla morte; la regia è di Gianluca Merolli. Lo spettacolo evidenzia la correlazione tra sfera privata e storia condivisa.
Un uomo burbero (Francesco Biscione) vive barricato in casa e allontana tutti coloro che suonano alla sua porta con una cinica ironia dal forte accento regionale, che scatena le risate del pubblico. Un giorno bussano alla sua porta il figlio (Gianluca Merolli) e la moglie (Paola Sambo) di ritorno dal mondo dei morti, per accompagnare il vecchio nel suo ultimo viaggio. L’uomo si ostina a non aprire la porta, ma ben presto le pareti dell’abitazione si sciolgono poiché è impossibile sbarrare la strada ai morti. Prima di congedarsi dal mondo, l’uomo si riappacificherà con la famiglia e in particolare con la moglie, che nei suoi ultimi attimi di vita evocherà indossando tacchi alti e abito da sera.
La scenografia di Paola Castrignanò è fortemente simbolica: riesce perfettamente ad evocare l’isolamento del vecchio e la distanza emotiva che lo separa dagli altri due personaggi. La casa è un cubo avvolta in carta stagnola dorata; ogni volta che una parete cadrà per consentire il passaggio della moglie e del figlio, la carta stagnola verrà dolcemente staccata dalle mura portanti di questa casa-prigione piccola e claustrofobica. Per bussare alla porta, i fantasmi agitano la carta stagnola, creando un rumore molto singolare, oppure picchiano su un microfono appeso al portone, che poi il figlio utilizzerà per cantare la canzone finale che accompagnerà l’ultimo ballo dei genitori. All’interno della casa si trova una poltrona su cui il protagonista siede per la maggior parte del tempo, compiendo spostamenti rari e goffi, ostacolati dall’età avanzata; all’interno sono inoltre presenti dei libri, una boccia per i pesci e un catetere da cui l’uomo ormai dipende. Anche la madre e il figlio hanno degli oggetti di scena: una borsa frigo da cui estraggono del cibo che mangiano mentre dialogano.
Un elemento fondamentale è l’acqua, che i personaggi rovesciano a terra dal catetere e dalla boccia per i pesci, ma anche la pioggia che cade realisticamente sul palcoscenico con un effetto speciale molto suggestivo. La pioggia crea quella malinconia perfetta per l’atmosfera dell’ultimo atto della vita di un uomo, inoltre non dobbiamo dimenticare che nella nostra cultura l’acqua è simbolo di rinascita.
I personaggi si cambiano più volte sul palcoscenico scandendo il susseguirsi delle scene; i costumi di Domitilla Giuliano sono semplici, realistici ed efficaci nel rendere immediatamente identificabile una situazione. Il protagonista è il personaggio con il vestiario più vario: giacca e cravatta, un abito da sera da donna nero con i lustrini, boxer e petto nudo, una camicia hawaiana, un completo nero elegante. Anche la moglie si cambia d’abito, infatti si sfila l’impermeabile mostrando un pullover e una gonna, recita in biancheria intima e per ballare con il marito indossa un abito da sera bianco.
Il titolo deriva dal fatto che la moglie e il figlio sono ormai stranieri per il protagonista e non soltanto perché provengono dal mondo dei morti: entrambi sono ormai sconosciuti per il vecchio, in quanto mentre erano in vita non erano in buoni rapporti con lui. Lo spettacolo ci mostra inoltre con quale ostilità molti scacciano le persone che bussano alla loro porta, che siano venditori ambulanti, vicini di casa desiderosi di ascoltare un po’ di musica o il postino. Il vecchio afferma di non avere più nessuno e proprio per tale ragione ha deciso di barricarsi in casa.
I tre personaggi sono essenzialmente soli; proprio per tale ragione non dialogano tra loro con animati botta e risposta, ma pronunciano dei monologhi in cui raccontano la propria vita e le ragioni delle proprie scelte. Può capitare che la madre e il figlio si scambino qualche tenerezza, ma sono personaggi soli e tormentati quanto il vecchio; ricongiungendosi con lui anche loro troveranno la pace. Lo spettacolo induce a riflettere sulle relazioni famigliari e presenta la morte con un volto inedito, quasi piacevole e rassicurante; davvero un ottimo inizio per Tramedautore.
Valeria Vite
Fotografia di Manuela Giusto