Thomas Ostermeier presenta “Ritorno a Reims” al Piccolo Teatro di Milano
“Ostermeier porta sul palcoscenico domande, analisi, necessità di prospettive ineludibili per la Sinistra ma non solo, soprattutto per dare senso alla politica. Nel testo si dice che la politica si identificava, per la Sinistra, con il Partito. Dentro a questo senso di appartenenza c’erano però molte contraddizioni…”. Così il direttore Sergio Escobar, ci introduce alla conferenza stampa di “Ritorno a Reims”, prima regia di Thomas Ostermeier per il Piccolo Teatro di Milano, produzione di punta in questa apertura della Stagione 2019/2020. Alla base c’è l’incontro del regista tedesco con l’importante libro del sociologo e filosofo francese Didier Eribon, che trae dalla propria autobiografia lo spunto per una riflessione profonda sulla Francia e sull’Europa degli ultimi decenni, sulla situazione politica segnata dall’ascesa delle destre populiste nello spazio lasciato in molti casi sguarnito dalla Sinistra in crisi.
Ritornare a Reims, oggi, significa ripercorrere una storia che vede protagoniste le generazioni a noi immediatamente precedenti, come nel caso di Didier Eribon, figlio di un uomo “violento, xenofobo, razzista, omofobo… e comunista”. Si mette dunque a fuoco un paradosso ancora non pienamente risolto, cioè la priorità assegnata, in seno al Partito, ai temi della lotta sociale (lavoro, precariato) a sfavore delle politiche identitarie (femministe, antirazziste, antiomofobiche). Una contraddizione tale per cui strati sempre più larghi della società non si sentono più rappresentati dalla Sinistra: una questione che non è solo politica ma che investe la dimensione etica e quella morale.
Lo spettacolo, che debutterà giovedì 10 ottobre al Piccolo Teatro Studio Melato, diventa la quarta tappa del progetto transnazionale che Ostermeier conduce dal 2017 e che ha già toccato Inghilterra, Germania e Francia. In uno studio di registrazione, un’attrice, un regista e un ingegnere del suono lavorano al commento sonoro del documentario – realizzato da Sébastien Dupouey insieme allo stesso Thomas Ostermeier – dedicato all’incontro fra Eribon e sua madre, a Reims, dopo la morte del padre. Di volta in volta il regista lavora con attori del paese ospite, coinvolgendoli direttamente, intervistandoli e modellando la drammaturgia anche sul loro vissuto. Per l’edizione italiana, ha sottolineato il piacere di lavorare con Sonia Bergamasco, Tommy Kuti e Rosario Lisma: “Ci sono grandi attori ovunque nel mondo, ma specialmente in questo caso ho incontrato personalità di particolare talento. Non ho neanche la sensazione di aver provato tanto: dal primo giorno hanno condiviso le questioni da affrontate, la prospettiva sul problema, ho praticamente saltato la fase di spiegazione del testo.”
Gli interpreti in scena “si domandano l’un l’altro cosa stiano facendo concretamente per arrestare la deriva a destra del proprio Paese”. Emerge così l’importanza di artisti e intellettuali come principali agenti in grado di rappresentare la società nelle sue sfaccettature, superando le narrazioni stereotipate e i cliché. “Da essere umano cosmopolita, credo che il mio ruolo sia di farmi portavoce di temi come società, povertà, miseria, mancanza di prospettive e precarietà, che nell’Unione Europea non godono, purtroppo, della stessa considerazione di parole come valuta, denaro, mercati…”.
Affrontando temi di tale attualità ed urgenza, “Ritorno a Reims” si preannuncia già uno spettacolo necessario, capace di sollevare discussioni e dibattiti. In scena fino al 16 novembre a Milano, dal 20 al 23 novembre sarà anche in programma a Romaeuropa Festival, che ne è co-produttore.
Mariangela Berardi