“Non siamo diversi” di Gian Marco Manzo
“Non era semplice essere diversi.
Che tu abbia una pelle colorata, in mezzo a pallide carni che ti sfiorano il fianco. Che tu giunga le mani in preghiera, o che tu creda solamente in questa vita. Che il tuo cuore batta in petto per un amore che agli occhi degli altri pare sbagliato. Che tu sia chiamato pazzo tra gente convinta di esser sana. O che ti senta soltanto una persona sola che non ha ancora trovato il suo posto nel mondo. …
Non era semplice.
O, almeno, per Alessandro non lo era mai stato.”
Gian Marco Manzo in “Non siamo diversi” (Calibano Editore, 2022, pp. 136, euro 12) narra una storia semplice che, tuttavia, fa arrivare con potenza e immediatezza al lettore, la complessità dell’essere umano.
Fragilità e forza dimorano in ogni essere umano, e lo si legge tra ogni riga del romanzo di Gian Marco Manzo. L’autore, portandoci alla scoperta del mondo interiore e dell’universo relazionale di Alessandro, nelle sue diverse età, racconta di insicurezze, perdite, amore, amicizia; racconta della disperata ricerca di un proprio posto nel mondo, ma soprattutto racconta di quanto sia difficile rialzarsi quando la vita ci ferisce; di quanto le nostre cicatrici abbiano bisogno di tempo e attenzione per chiudersi, ma di quanto anche siano una parte importante della nostra storia e di noi stessi.
I toni sono lievi, il ritmo è veloce, come quello di un cuore che batte di emozione. Il libro desta il desiderio di leggerlo tutto d’un fiato e al tempo stesso il timore di concluderlo.
“Negli anni successivi ebbi altre storie.
Ma sembrava… di guardar passare a ogni giro identici panorami. Di sfogliare lo stesso maledetto libro.
Ciò che cambiava, erano soltanto i protagonisti. Capitoli iniziali segnati dalla voglia di vivere, dalla fame d’amore.
Passione, condivisione. Sesso intenso che sostituiva le parole.
(…)
Però ti ritrovi sempre nello stesso posto. In quella maledetta prigione, umida, fredda, in cui condanni l’altro all’ingiusta punizione di dover cambiare.
Una prigione che ha così poco a che fare con la libertà dell’amore.”
A volte i mostri che ci portiamo dentro diventano più grandi di noi, e ci impediscono di vivere. Ci impediscono di vedere gli altri, ci impediscono di amare. Gian Marco Manzo, con la sua storia, racconta quanto sia necessario guardarli quei mostri, dargli un nome e farci pace.
L’evoluzione e la crescita presuppongono la scoperta di tutti i sentimenti umani possibili… si ama, si odia, si è tristi, ci si sente sconfitti, ma crescere richiedere di viverli tutti profondamente. Perché, nonostante tutto, “alla fine ci si rialza sempre nella vita. Con alcuni pezzi in meno e qualche cicatrice in più. (…) Con gli occhi più stanchi e il cuore un po’ più fragile, ma con le gambe sempre più forti, per andare avanti”.
Lavinia Narda