L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙ – DEBUTTO NAZIONALE AL BRANCACCINO DI ROMA
“L’uomo, la bestia e la virtù”, apologo in tre atti di Luigi Pirandello, debutta in prima nazionale al Teatro Brancaccino di Roma, dove sarà in scena fino al 17 febbraio.
Un esilarante Giorgio Colangeli, nei panni del professor Paolino, si cimenta nella delicata missione per salvaguardare la propria dignità e quella della sua amante, agli occhi del marito di lei e della società. La virtuosa signora Perella (Valentina Perrella), infatti, è incinta del professore. Quindi come agire per far credere che colui che nascerà sarà figlio legittimo del Capitano Perella – un bestiale e grintoso Filippo Gili – che la moglie non sfiora nemmeno con un dito?
Il classico pirandelliano è diretto con coraggio e maestria da Giancarlo Nicoletti che, nei panni dell’imbranato farmacista, innesca una serie di meccanismi dove i vari personaggi diventano ingranaggi calibrati e funzionali, che si muovono con le cadenze di un ritmo perfetto sul palcoscenico. Puntuali e attesi sono gli ingressi in scena di Cristina Todaro, che veste i panni delle due governanti, pettegole, lamentose e iraconde; di singolare comicità è, soprattutto, la sua grazia nel servire in tavola ospiti e padroni di casa. Strabiliante è il giovanissimo Francesco PetitBon – nei panni del piccolo Nonò – che, determinato e irriverente, calpesta con disinvoltura un palcoscenico dalla scenografia minimale ma decisamente funzionale ai movimenti frenetici di tutti attori sulla scena. Come anticipato dalla governante, sono soprattutto le sedie i malcapitati elementi d’arredo che subiscono le ire e le tensioni degli attori.
La farsa, apparentemente più leggera e superficiale rispetto ai consueti temi della poetica pirandelliana, in realtà cela una sottile polemica contro il perbenismo borghese, con personaggi che si confrontano e si affrontano – in modo divertente e impietoso, per due ore e mezza di piacevole spettacolo – su nodi tematici sorprendentemente attuali.
Sardone/Zito