La voce di Fabio Curto torna con “Rive, Vol. 2”, tra folk e amore per il territorio
Un cantautore dalla voce profonda, riconoscibile, intensa, che nelle note medio basse avvolge a tutto tondo e che nelle note più alte piacevolmente ruggisce. Si tratta di Fabio Curto, cantautore polistrumentista calabrese, originario di Acri (CS), per la precisione. Un nome già noto per chi ha seguito il talent show “The Voice of Italy” nel 2015, che lo ha visto vincitore. È stato inoltre vincitore assoluto della XXXI edizione di Musicultura, nel 2020, con il brano “Domenica”. Il suo percorso musicale però inizia all’età di dodici anni e non si è mai fermato. Nel 2018 è stato pubblicato il disco “Rive, Vol. 1”, il cui seguito è arrivato ora.
Infatti, lo scorso 23 giugno è uscito “Rive, Vol. 2” (Fonoprint / distr. Just Entertainment), che continua e diversifica il precedente lavoro, attraverso un sound diretto, curato, prettamente acustico, accompagnato dagli archi, a incentivare un’espressività già altissima. “Rive, Vol. 2” è un viaggio emozionante e intenso, con momenti soavi alternati a momenti di piacevole ritmo e da testi che scavano nel profondo della terra e del territorio, facendone sgorgare un forte legame.
“Canta con me /
madre terra sono qui /
un figlio della tempesta”
da “Madreterra”
Proprio di questo parla il brano d’apertura “Madreterra” che chiude anche il disco, ma nella versione che vede la preziosa collaborazione di Angelo Branduardi. Un disco che è anche un cerchio che si chiude con il giusto incastro, o forse apre verso qualcosa che ancora non si vede: “ma cosa c’è in fondo a quel vago orizzonte che guardo da sempre”.
“Il mio cuore” feat. Modena City Ramblers coinvolge con il suo ritmo mentre il testo parla del cuore e del suo linguaggio: “e ora vado dove mi va, tanto poi nessuno sa la verità e ogni passo che ti accompagnerà sarà parte della strada che verrà”. “Hermann Hesse” racconta invece la storia di un giramondo e dei cuori che ha acceso durante il suo peregrinare: “addio, addio, buon viaggio hermano, lasciati guidare dal tuo cuore e mai nessun rimpianto” con qualche riferimento al capolavoro dell’autore tedesco che dà titolo al brano, “Narciso e Boccadoro”. Il brano successivo, “La giostra” porta con sé il ritmo del titolo con un testo si parla dell’amore, che è “una giostra da vivere”, sulla quale non bisogna dimenticarsi di sorridere e di guardare oltre, nonostante tutto: “ma l’amore è un cavallo selvaggio che non sempre galoppa con noi”.
“Con gli occhi al cielo” ha una melodia e un’atmosfera malinconica: racconta una storia grave, quella di un padre che cerca tra le macerie eventuali superstiti di un disastro: “e Dio cammina per la strada, qualcuno gli domanderà perché che cosa gli avevamo fatto, cosa abbiamo detto, non c’è uomo se non c’è la dignità”. A livello sonoro avviene un climax potente che termina con la fine del brano. “Puoi svegliarti felice” infonde ottimismo, riflette su ciò che capita ogni giorno, valutando anche momenti di sconforto, considerando che “il karma ricambia, ma quando ricambia non saremo lì per vederlo”.
“L’altopiano” porta in sé un altro climax sonoro, che parte piano per poi crescere; il testo evoca immagini di un paesaggio che suscita grandi emozioni, ma anche tanta malinconia, per questo emerge la richiesta di andare via, nonostante sia una dichiarazione d’amore al territorio: “portami via come sai fare tu, dove si può sorridere senza dove nascondere questa malinconia, portami via come sei solo tu, così che possa credere che ancora sia possibile rispondere come sei bella terra mia”. “Aria” è un dolce capolavoro, un brano intenso ed emozionante in cui spiccano chitarra e voce in un testo poetico e soave: “perché non basta pensare che qualcun altro nel mondo ti sa ascoltare, capire dove fa male, comprendere, perché hai bisogno di questo per vivere”. Anche in questo brano si arriva a un climax sonoro emozionante che porta poi a svuotarsi e a tornare, come all’inizio, chitarra e voce.
“Sulla strada” racconta di un viaggio, di un ritorno a casa, un luogo, che nonostante l’assenza, rimane un luogo magico, di ritrovo: “dietro a quelle curve una certezza, c’è ancora casa mia”. “La terra dei miei figli” feat. Cisco e Fry è un brano veloce e coinvolgente, una storia che racconta di radici, famiglia e ricordi che assecondano il ritmo del brano dando rilievo ai bellissimi versi: “ho cercato di far finta che l’assenza fosse un’altra vicinanza da accettare con dolcezza”.
“La tua parte migliore” è un brano potente e intenso, con un sentore gospel, che riflette sulla vita e sulle esperienze che ogni essere umano si è trovato ad affrontare, di ciò che può fare a volte l’amore, ovvero far emergere la propria parte migliore: “a volte la luce del sole risplende più forte, l’amore che vince la morte a volte, solo a volte, a volte il dolore subito ti rende più forte, l’amore spalanca le porte a volte, solo a volte”.
Ad arricchire il disco sono presenti poi due brani in inglese, lingua che si addice pienamente a Fabio Curto, si tratta di “Lucy” e “Song for Rebeca” (con la seconda voce di Andrea Smith), due ballate che permettono alla voce di usare altri colori.
Nel complesso, quindi, un ottimo lavoro, che offre nuove immagini e suggestioni ad ogni ascolto. Vogliamo ricordare che Fabio parteciperà nel mese di agosto al Festival Internazionale New Wave in programma a Soči in Russia, dove è l’unico artista italiano selezionato tra i 14 talenti finalisti.
Ecco qui di seguito invece le date dei concerti di Fabio Curto:
17 luglio Sesto S. Giovanni (MI) @ Carroponte *opening act per Modena City Ramblers
18 luglio Casali del Manco (CS) @ Festival delle Contaminazioni *opening act per Modena City Ramblers
23 luglio Crespellano (BO) Bologna @Tenuta Ca’ Vecchia
29 agosto Piegaro (PG) @ Laghetto di Pietrafitta
Roberta Usardi
Fotografia di Umberto Angelini
https://www.instagram.com/fabio_kurto/?hl=it