La politica di cristallo secondo Perrelli
soffitto di cristallo: loc. s.le m. L’insieme di barriere sociali, culturali e psicologiche che si frappone come un ostacolo insormontabile, ma all’apparenza invisibile, al conseguimento della parità dei diritti e alla concreta possibilità di fare carriera nel campo del lavoro per categorie storicamente soggette a discriminazioni. (Fonte: Treccani.it)
Da questa espressione, da questa metafora che designa un gender gap ancora difficilmente superabile in alcuni paesi occidentali – tra cui il Nostro, ancora così negativamente legato a modelli maschilisti/machisti, frutto di convenzioni e tradizioni restii a essere scardinati – prende le mosse il giornalista e scrittore Gianni Perrelli in, appunto, “Il soffitto di cristallo”, il suo quarto romanzo romanzo pubblicato per Di Renzo Editore, nel 2019.
Cosa succederebbe se una donna diventasse presidente del Consiglio del Parlamento italiano? Questa è la semplice trovata che ci propone Gianni Perrelli, ponendo la sua protagonista, Livia Serantoni, a capo del Governo. La carriera della Serantoni è una carriera politica simile a molte altre: formazione politica nelle giovanili del più grosso partito di sinistra, primi passi nella politica che conta grazie al suo mentore, Paolo Rizzi, saggio segretario di partito che verrà travolto da uno scandalo finanziario tale da essere messo fuori gioco dal suo stesso partito. Livia, innamorata di Paolo, non esisterà a prendere il suo posto e arrivare così alla guida del Paese. Distrutto dal linciaggio politico e mediatico ricevuto, decide di lasciare l’Italia per l’Africa, dove lavorerà come chirurgo in un ospedale umanitario. Il rapporto tra Livia e Paolo, benché interrotto, prosegue attraverso le mail che Livia gli invia quotidianamente, come fosse il suo sfogatoio, in cui narra a Paolo non solo i suoi sentimenti e la speranza di un ritorno d’amore, ma anche i fatti politici, le proprie mosse,quelle degli avversari e del proprio partito. Dall’Africa, Paolo legge e interpreta gli avvenimenti, segue Livia nel suo percorso unico per ora in Italia, ma che, a conti fatti, differisce poco dalla gestione del Potere da parte degli uomini.
O forse no?
Gianni Perrelli, dall’alto della sua esperienza giornalistica, ha mano sicura nel raccontare fatti e caratteri politico/sociali: Livia e Paolo, ma anche Giorgio Recalcati, giornalista di una testata di destra, avversario ma anche amante di letto di Livia, e tutti gli altri personaggi che ruotano attorno alla vicenda, tra cui il laido Ludovico, l’imbroglione che ha distrutto la carriera di Paolo Rizzi; tutti questi personaggi prendono vita tra queste pagine, come se leggessimo un reportage cronachistico. Estremamente realistica è anche il ritratto della scena politica italiana, in cui vengono adombrati i politici più conosciuti, protagonisti delle nostre stagioni politiche, che sembrano non ritirarsi mai ma perseguire nel loro compito che risulta tossico per l’intera società. Tossico e inquinato è il mondo politico, e Livia non è esente da colpe, ma anche la sua nascita politica si genera da un tradimento, quello verso Paolo, simbolo di una politica colpevole di molti mali, ma forse ancora legata a una visione ideale della gestione della cosa pubblica. Livia ha tradito, ma quando prende in mano le redini del Paese, dimostra sicurezza e scaltrezza, scendendo a compromessi necessari e stabilendo – ecco la vera differenza – uno scarto essenziale nella gestione dei conflitti che segnerà il suo momento critico.
Perrelli, quindi, ci conduce, attraverso la fiction, in un mondo quanto mai realistico, nel quale il lettore difficilmente riuscirà a carpire le differenze tra la finzione e la realtà. Che Perrelli sia un ottimo giornalista lo dimostrano anche quello che potremmo ritenere essere l’elemento meno riuscito de Il soffitto di cristallo, cioè i dialoghi: laddove la descrizione di fatti ed eventi mantengono un buon ritmo e costruiscono una narrazione avvincente, molti dialoghi soffrono, al contrario, di un calo e di una forma che poco si intona col resto del libro. Superato questo ostacolo, il romanzo ci regala un buon riepilogo di quella che è stata la politica italiana e di quella che sarà se, a capo del consiglio dei ministri, ci sarà una donna. Quale sarà la differenza con la gestione maschile? Ne usciremo arricchiti o tutto resterà come prima? Gianni Perrelli ci offre la sua visione, che fino all’ultima pagina ci terrà in sospeso.
Giovanni Canadè