Guadalupe Nettel porta la bellezza dei “mostri” al Salone del Libro di Torino
La Plaza de los Lectores del Salone Internazionale del Libro ha ospitato Chiara Valerio insieme alla scrittrice messicana Guadalupe Nettel, autrice di “Petali e altri racconti scomodi” (2019, pp. 128, euro 15) pubblicato da La Nuova Frontiera.
“La bellezza del mostro è nel suo non rendersene conto” sono le parole di una delle due epigrafi inserite all’interno di questo libro, che analizza quei comportamenti tormentati e strani che allontanano gli uomini dal concetto di normalità. Dobbiamo avere il coraggio di non cercare altrove la nostra bellezza, “penso che noi dobbiamo accettare ciò che siamo” dice a tutti Guadalupe Nettel – che proprio nella scrittura trova la forma più alta di libertà – perché se impariamo ad accettarci ci rilassiamo e possiamo avere un’altra attitudine e riuscire, in questo modo, a dedicarci a ciò che ci interessa davvero. L’autrice individua due momenti importanti della scrittura: nel primo c’è tutta la libertà del mondo, ed è quando si ha il manoscritto in mano e la forza vitale che si percepisce raggiunge il livello massimo, il secondo è quello in cui il testo è pronto ed è reso più comprensibile per il lettore.
Tutti i personaggi del libro sono personaggi discreti, sono mostri – come lo siamo un po’ tutti noi – e la scrittrice esamina e vede che “tutte le persone belle sono uguali” e in questo libro ci siamo e vede anche noi perché tutti (ma proprio tutti) siamo un po’ difettosi. “Si sente più cactus o più rampicante?” le chiede Chiara Valerio “Rampicante, mi attorciglio al cactus” sorride la scrittrice messicana. Lei si rivolge alle piante come a esseri animati innescando un meccanismo di realismo distorto e riuscendo a guardare il mondo da un punto di vista diverso.
“Petali e altri racconti scomodi” vuol farci capire ciò che potremmo essere e ciò che non abbiamo il coraggio di essere. Tante storie che ci dimostrano che “siamo tutti pazzi” e che la società stessa ci cataloga in questo modo. La società è quel giardiniere che ci mette nelle carceri; lo stesso giardiniere che è nella nostra testa e che ci dice cosa dovremmo fare sin da piccoli, senza lasciarci essere ciò che vorremmo realmente. Ma esistono anche altri giardinieri, quelli che invece ci aiutano: dipende solo da noi chi decidiamo di ascoltare.
Marianna Zito