Guadalupe Nettel porta la bellezza dei “mostri” al Salone del Libro di Torino
![](https://www.modulazionitemporali.it/wp-content/uploads/2019/05/Immagine_Salone_2019_credits_MP5-2-660x400.jpg)
La Plaza de los Lectores del Salone Internazionale del Libro ha ospitato Chiara Valerio insieme alla scrittrice messicana Guadalupe Nettel, autrice di “Petali e altri racconti scomodi” (2019, pp. 128, euro 15) pubblicato da La Nuova Frontiera.
“La bellezza del mostro è nel suo non rendersene conto” sono le parole di una delle due epigrafi inserite all’interno di questo libro, che analizza quei comportamenti tormentati e strani che allontanano gli uomini dal concetto di normalità. Dobbiamo avere il coraggio di non cercare altrove la nostra bellezza, “penso che noi dobbiamo accettare ciò che siamo” dice a tutti Guadalupe Nettel – che proprio nella scrittura trova la forma più alta di libertà – perché se impariamo ad accettarci ci rilassiamo e possiamo avere un’altra attitudine e riuscire, in questo modo, a dedicarci a ciò che ci interessa davvero. L’autrice individua due momenti importanti della scrittura: nel primo c’è tutta la libertà del mondo, ed è quando si ha il manoscritto in mano e la forza vitale che si percepisce raggiunge il livello massimo, il secondo è quello in cui il testo è pronto ed è reso più comprensibile per il lettore.
![](https://www.modulazionitemporali.it/wp-content/uploads/2019/05/Petali-La-Nuova-Frontiera.jpg)
Tutti i personaggi del libro sono personaggi discreti, sono mostri – come lo siamo un po’ tutti noi – e la scrittrice esamina e vede che “tutte le persone belle sono uguali” e in questo libro ci siamo e vede anche noi perché tutti (ma proprio tutti) siamo un po’ difettosi. “Si sente più cactus o più rampicante?” le chiede Chiara Valerio “Rampicante, mi attorciglio al cactus” sorride la scrittrice messicana. Lei si rivolge alle piante come a esseri animati innescando un meccanismo di realismo distorto e riuscendo a guardare il mondo da un punto di vista diverso.
“Petali e altri racconti scomodi” vuol farci capire ciò che potremmo essere e ciò che non abbiamo il coraggio di essere. Tante storie che ci dimostrano che “siamo tutti pazzi” e che la società stessa ci cataloga in questo modo. La società è quel giardiniere che ci mette nelle carceri; lo stesso giardiniere che è nella nostra testa e che ci dice cosa dovremmo fare sin da piccoli, senza lasciarci essere ciò che vorremmo realmente. Ma esistono anche altri giardinieri, quelli che invece ci aiutano: dipende solo da noi chi decidiamo di ascoltare.
Marianna Zito