Perché Geppetto e Geppetto è uno spettacolo sempre #soldout?
Sono ormai due anni che lo spettacolo scritto e diretto da Tindaro Granata riempie completamente i teatri di cui è ospite. Lo abbiamo visto ieri a Roma, al Teatro India dove eravamo tutti molto vicini e visibilmente emozionati perché – pur conoscendo il tema trattato – ne ignoravamo totalmente l’evoluzione.
GEPPETTO E GEPPETTO è uno spettacolo particolare dove cominci a ridere, ridere e ridere finché piano piano una morsa ti chiude lo stomaco ed esci da teatro un po’ triste ed emotivamente confuso.
Una coppia omosessuale siciliana Luca e Toni – travolgenti Tindaro Granata e Paolo Li Volsi – vogliono un figlio, ma le leggi italiane non glielo permettono. Comincia così una divertente trafila tra dubbi, paure e ostacoli per arrivare ad avere Matteo, grazie a un utero “statunitense” in affitto. Ma solo uno dei due papà potrà essere ovviamente il padre naturale. Ma cosa succederebbe se questo padre riconosciuto dalla legge italiana venisse a mancare? E, inoltre, quale è la reazione di un Matteo ormai cresciuto davanti ai comportamenti di una società che viaggia su pregiudizi e convenzioni?
E arriva qui un Angelo Di Genio – nato, come Pinocchio, solo dall’amore – bimbo prima e uomo poi che, come sempre, ci delizia con la sua meravigliosa performance fino alla fine quando ci fa piangere, perché quello che dice è vero e ce lo sbatte in faccia così bene che ci stordisce e per un attimo ci annienta. È uno spettacolo che fa riflettere che lì per lì ci appassisce ma poi ci rigermoglierà addosso, perché ormai ce lo siamo attaccato alla pelle.
La scena di Margherita Baldoni è fissa ma diventa facilmente ufficio, casa, scuola o ospedale. Tanti luoghi, tanta gente (Alessia Bellotto, Carlo Guasconi, Lucia Rea, Roberta Rosignoli) per arrivare tutti a descrivere una solitudine ora di figlio, ora di padre o di madre. Quella solitudine che ci lascia soli a osservare l’evoluzione di un mondo che non riesce mai a sperare oltre.
Marianna Zito