“Fulgore della notte”: il romanzo introspettivo di Omar Viel
“Le tigri sono creature solitarie, Gordon, così partecipi delle leggi della natura da sembrare la natura stessa”
“Fulgore della notte” di Omar Viel (Adiaphora Edizioni, 2019, pp. 212, euro 16) è un romanzo introspettivo, racchiude fragilità inconfessate, paure, amore smarrito. La tigre è protagonista, chiave nello scenario mutevole delle sue personificazioni: Una, Gordon e poi la stessa Liz, divengono sfaccettature dei suoi mille volti. È il sintagma principale per poter leggere tra le righe, in chiave ascetica, il viaggio che Liz compie da Bristol a Londra, che rivelerà i misteri dei Wilson, attraverso il complesso intreccio tra passato e presente.
È sera, piove. Gordon va a prendere Liz per accompagnarla a casa. Liz non è sola, è con un amica, Una. Ha il nome di sua madre, la moglie di Gordon, che risulta alquanto confuso dall’apprenderlo. Ciò lo spinge a cercarla, ne è attratto, quasi rapito, tanto da arrivare a far trasmigrare le gesta della sua Una in questo nuovo personaggio che ha la colpa di avere il suo stesso nome. Questa nuova Una entra quasi con violenza nella vita di Gordon, riuscendo così a spalancare il suo vaso di Pandora.
Nel romanzo si susseguono così i ricordi di Gordon e del suo giovane amore romantico per Una, la moglie, descritto da elementi quasi pittoreschi, come il ricordo dello scambio delle loro missive recapitate dai piccioni viaggiatori. Poi il fuoco, purificatore, quasi a cancellare la colpa di aver tradito la memoria del loro amore, lo stesso fuoco che la tigre di William Blake ha negli occhi, giudici spietati. Per Una, la giovane tigre, incontrata e liberata dalle sevizie di un circo, rappresenta la soddisfazione dell’arcaica esigenza di libertà, propria di ogni uomo, l’anelito a voler raggiungere l’infinito che ognuno di noi custodisce, inconfessato. Liz, a sua volta, durante la permanenza a Londra dove si reca per ritrovare il padre, afflitto da una crisi esistenziale, incontra personaggi assurdi come i piccoli uomini, che la condurranno a una sorta di conoscenza parallela all’ordinario, tanto da spingerla a identificare l’immaginazione come unico mezzo in possesso dell’uomo per vedere ciò che esiste al di là della realtà fisica. Ma cosa confonde realmente Gordon, tanto da spingerlo a voltare pagina fino ad andare via, se non l’ecclettica personalità della moglie, così profondamente controcorrente agli schemi della vecchia Inghilterra, a cui lui è sempre stato abituato nella sua lineare e prevedibile vita da insegnante?
“Lo spazio è qualcosa di diverso dalle sue dimensioni. È un bisogno, una smania di generazione […] se nessuno lo riempie trova il modo di animarsi da solo attraverso getti di materia che diventano presto chiassosa vita cellulare”: Omar Viel denuda con queste parole, il suo concetto di libertà, con un romanzo dal linguaggio complesso, romantico, decisamente esistenziale. Un viaggio per l’immaginazione attraverso verità filosofiche che conducono il lettore a percepire l’interezza del concetto di libertà assoluta.
Marisa Padula