FESTIVAL DELLA MENTE – E CHI L’HA DETTO CHE LA CREATIVITÀ RIGUARDA SOLO GLI ARTISTI?
Una breve passeggiata nel mondo della Scienza per ricredersi, oggi, al Festival della Mente di Sarzana, con Carlo Alberto Redi, Professore ordinario di Zoologia all’Università degli Studi di Pavia e con Manuela Monti, Docente di Biologia delle cellule staminali all’istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia, nello stand allestito nel Campus della cittadina, a disconferma di come si possa parlare di scienza senza annoiare e suscitando domande anche sulle pratiche di vita quotidiana. Il pubblico in ascolto, sulla tematica “Comunità e DNA” e inclusione cognitiva, ha colto nel dialogo serrato e ironico tra i due relatori, nessi riguardanti temi collettivi e individuali, partecipando con numerose e puntuali domande.
Nel senso comune è difficile trovare un legame logico tra inclusione dell’altro e sviluppo di pari opportunità a livello biologico. Con linguaggio preciso e comprensibile è stato possibile, anche per noi profani, cogliere il nesso di quanto diseguaglianza ed esclusione sociale siano in grado di marcare il genoma e moltiplicare l’avvento di gravi malattie della specie umana. In una società ad alto rischio di conflittualità sociale, l’health divide definisce la linea di confine fra i fattori che causano diseguaglianze di salute e chiarisce l’influenza della crucialità del fattore povertà. Tale dislivello è stato registrabile, ad esempio, negli studi sull’obesità negli USA, iniziati sul finire del secolo oppure nello studio delle disuguaglianze di salute in Gran Bretagna dove, tutt’oggi, si registra un chiaro gradiente denotativo tra Nord a Sud. Le peggiori condizioni di salute si registrano, difatti, in Scozia, regione anglosassone legata più direttamente a valori sfavorevoli delle condizioni socioeconomiche. Anche in Asia e in Africa, dove i geni della frugalità sono storicamente conclamati, vi è stata una evidente inversione di tendenza. Inoltre, condizioni povere durante la vita fetale, risultano fortemente associate a malattie croniche nell’età adulta. Insomma, la costituzione genetica si organizza nel corso dei tempi evolutivi e durante il corso del ciclo vitale della nostra esistenza. Il genoma moderno va incontro ad alterazioni non strutturali in itinere: il mondo occidentale non assicura agli individui pari opportunità nella suscettibilità alle malattie e negli obiettivi minimi di potenziamento della salute. Una riflessione su cui occorre ripensare il ruolo della Scienza, per migliorare le condizioni svantaggiate che non possono aspirare allo stesso destino di qualità di vita, destino che deve autodeterminarsi passando anche attraverso il concetto di cittadinanza attiva.
Occorre che la comunità scientifica diventi una comunità aperta e capace di influire sulla conduzione delle scelte sociobiologiche dell’intero sistema, verso una democrazia cognitiva quindi, in grado di superare i dati statistici e volta a migliorare equamente la qualità della vita spendibile da ogni abitante dell’intero Pianeta Terra.
Lucrezia Zito