È uscito il video di “Fuori Tempo” del cantautore ligure Giei – L’intervista
È uscito il video di “Fuori tempo” del cantautore ligure Giei, nome d’arte di Marco Panichella. Dopo numerose esperienze fin dall’adolescenza in gruppi funky, punk rock, indie rock, electro pop, inizia la sua carriera da solista nel 2012 con la pubblicazione di un EP, “Before he was fool”, seguito da tanti concerti in Italia e all’estero, anche in apertura di artisti come Teatro degli Orrori, Ministri, Adriano Viterbini, Maria Antonietta e The Zen Circus. Il suo stile fonde il rock al blues e “Fuori Tempo” è una perfetta commistione della personalità musicale di Giei. Lo abbiamo intervistato per conoscerlo meglio.
“Fuori tempo” fa parte del tuo disco “Panic” uscito nel 2019; dopo il primo EP del 2012, come è cambiato il tuo modo di fare musica nei sette anni di astinenza da studio di registrazione? Come mai il titolo “Panic”? E, altra cosa curiosa, titolo in inglese e brani in italiano…
Ciao! In realtà il mio modo di fare musica non è cambiato molto. Sono cresciuto e ora penso di essere più maturo e spero di crescere ancora. Oggi, ho un orecchio certamente diverso, però l’approccio alle canzoni è simile. Poi in “Panic” sono presenti dei pezzi che ho scritto anche prima dell’EP del 2012. Diciamo che il disco è il punto di approdo dopo 7-8 anni di musica. È difficile quindi poter vedere dei cambiamenti, anzi per assurdo è più facile notarli all’interno del disco, tra una canzone e l’altra! Ma ecco una confidenza… non sono stati 7 anni di astinenza da uno studio di registrazione, perché l’EP l’ho registrato in casa! (oggi lo fanno tutti ma nel 2012 non era così!) Non avevo i soldi per uno studio, quindi “Panic” è di fatto la mia prima esperienza in un vero studio di registrazione. Perché il titolo “Panic”? Facile – è l’abbreviazione del mio cognome, Panichella, e da bambino ad Albissola Marina (dove sono cresciuto) mi chiamavano J (junior) Panic per differenziarmi da mio fratello maggiore che era Panic. Col tempo J Panic si è trasformato in Giei. Poi negli ultimi anni ho sofferto di attacchi di panico (ironica la vita, vero?). Ho fatto due più due. Quindi non c’è nessun contrasto tra inglese e italiano.
“Fuori tempo” mi ha ricordato un po’ “Superstition” di Stevie Wonder nel groove, quali sono i tuoi artisti di riferimento? Italiani e stranieri…
Wow! Paragonarmi a Steve Wonder è per me un onore. Per lui non tanto! Quel tipo di ritmica funky è sempre stata dentro di me. Pensare i giri di chitarra in levare e non in battere – e cercare sempre il groove – è inevitabilmente una cosa che ho nelle dita e mi esalto a farlo. Anche se non sono cresciuto spaccandomi di funky, è successo che ci finissi dentro. I miei riferimenti sono molteplici. Ho ascoltato moltissimi generi diversi da quando sono ragazzino a oggi. La prima band di cui mi sono innamorato sono stati gli AC/DC (l’avresti mai detto?!). Però quelli che hanno davvero forgiato il mio modo di suonare attuale sono stati i Bud Spencer Blues Explosion, i Raconteurs e Beck. E anche i P5 Blues Band, ovvero la band dove suonavo da ragazzino con mio padre e mio fratello. Queste sono le reference di cui sono conscio, ma sicuramente ci sono stati anche ascolti che inconsciamente hanno plasmato il mio modo di fare musica. Non mi stupirei se Ricky Martin o Gwen Stefani siano tra questi, d’altronde sono cresciuto con MTV!
Mi spieghi la copertina di “Panic”? Sfondo nero, il contorno di un volto femminile toccato da una mano e da un piede..
Volevo una copertina iconica, che spiazzasse, surreale. Una copertina enigmatica, come lo sono stai i miei attacchi di panico. Attacchi che a differenza di come si può immaginare, non sono stati esplosivi, tutt’altro. Momenti paralizzanti, difficili da decifrare, alienanti. Ma più ci ripenso e più mi convinco siano stati solo degli avvenimenti grotteschi, bizzarri, che inaspettatamente hanno stravolto la vita mia quotidiana. Insomma, un piedone in faccia che esce dal nulla! Quell’immagine è per me l’istante prima di un attacco di panico. Poi l’illustratore Bobo Monkey ci ha messo tanto del suo. L’ho lasciato fare e mi è piaciuto il suo lavoro. Nota bene: uno dei brani del disco si chiama Bigfoot!
Da buon ligure, se ti dovessi rappresentare con una delle specialità della tua regione, cosa sceglieresti?
La Panera. Fuori dalla Liguria in pochi la conoscono, ma quando la scopri non puoi farne a meno. (Oddio, un po’ troppo sfrontato? È che in realtà ho proprio voglia di panera. Se non sapete cosa sia, ask google).
Il tuo nome d’arte come è nato? E anche il tuo simbolo, nel quale riconosco la coda di un delfino, giusto?
Per il nome, vedi la prima domanda! Implemento dicendo che J è diventato Giei perché alle medie volevo emulare i Blues Brothers, che avevano i loro nomi tatuati sulle nocche. Quindi ho trovato un modo per rendere una lettera – J – in quattro lettere – Giei. Così mi imbrattavo sempre le mani! Il simbolo in realtà è la coda di una balena, o meglio, un capodoglio. Diciamo che in famiglia ritorna più volte questa figura. Fossimo ancora nel medioevo sarebbe stato il nostro stemma araldico, chi lo sa! Per esempio, mio fratello, che è un artista contemporaneo, ha fatto un bellissimo progetto proprio sulla figura del capodoglio, che si chiama Fulgur. D’altronde, siamo gente di mare…Comunque il logo, creato sempre da Bobo Monkey, ha un doppio significato… se provi a girarlo scoprirai qualcosa.
Farai uscire un altro singolo da “Panic” o sei al lavoro su nuovi brani?
Penso che il ciclo di “Panic” sia finito. Tre singoli sono abbastanza, anche perché finora mi sono autoprodotto qualsiasi cosa. Sto lavorando su brani nuovi e ho appena finito di registrare delle demo molto caserecce. Vediamo cosa riesco a tirarne fuori.
Con chi ti piacerebbe condividere il palco?
Vulfpeck, St. Vincent, Foo Fighters.
Roberta Usardi
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