Intervista a Mafalda Minnozzi: 35 anni di brillante carriera tra jazz e bossa nova
35 anni di brillante carriera a ritmo di jazz e bossa nova, una voce unica che ha pubblicato da poco un nuovo lavoro discografico. Si intitola “Sensorial – Portraits in Bossa & Jazz (Deluxe Special Edition)” il nuovo disco di Mafalda Minnozzi, cantante e compositrice di origini pavesi e traiettoria internazionale. Una carriera stellare esplosa prima in Italia e proseguita in Brasile e negli Stati Uniti, con all’attivo 15 dischi da solista, colonne sonore per film e serie televisive, la produzione di 2 DVD e 4 videoclip e centinaia di video realizzati durante i suoi concerti sui palcoscenici del mondo. Ma non finisce qui, questa grande artista, oltre alla prolifica attività musicale è impegnata anche a sostenere iniziative di carattere sociale con progetti educativi nelle scuole o campagne solidali, come quella del 2020 che ha raccolto alimenti per le famiglie in stato di emergenza a causa della pandemia. Il nuovo progetto “Sensorial – Portraits in Bossa & Jazz“ è stato presentato in anteprima in Italia con un tour realizzato a novembre nel 2019 che ha anticipato la registrazione e pubblicazione dell’album negli USA nel luglio 2020.
“Sensorial – Portraits in Bossa & Jazz (Deluxe Special Edition)” è il tuo nuovo disco, che va ad arricchire con due brani in più quello uscito lo scorso luglio, come mai hai scelto di creare una “Deluxe Special Edition”?
La versione Deluxe dell’ultimo mio progetto musicale arriva dopo il lancio ufficiale di “Sensorial” sul mercato statunitense, europeo ed asiatico. L’opera originale raccoglie 13 brani che comprendono alcuni grandi classici del canzoniere brasiliano ed altre composizioni tra il samba e la bossa nova, proposti attraverso una rilettura jazzistica, quindi più aperta e comunicativa. Visto il grande apprezzamento che l’album ha ricevuto, non solo dalla gente ma anche dalla critica, ho voluto realizzare una versione Deluxe per fare un omaggio speciale al pubblico italiano, a cui sono tanto legata. Ho così aggiunto due brani molto amati in Italia, “Città Vuota” e “Nessuno al Mondo” che provengono da una cultura musicale americana degli anni ’50 e ’60, molto presente all’epoca nel nostro paese grazie a delle splendide versioni. Ho voluto quindi riallineare il tutto in una unica piattaforma di conversazione atemporale, priva di date ma ricca di ricordi, di emozioni e soprattutto di contenuti comuni, frutto della fusione di mondi meravigliosi che arrivano dalle sonorità del jazz, della bossa nova, della MPB (Musica Popular Brasileira), ma anche dalla nostra liricità e passionalità tutta italiana.
Nel disco sono presenti degli standard della canzone brasiliana, tra cui anche il brano di Toquinho e Vinicius de Moraes con il testo italiano di Sergio Bardotti “Un altro addio” che venne cantata da Ornella Vanoni. Come definiresti l’unione tra la lingua italiana e la musica brasiliana?
Ascoltavo le canzoni di “La voglia, la pazzia, l’incoscienza e l’allegria” quando ero una bambina e ne ero rapita. Ricordo che mi stringevo dei canovacci da cucina attorno alla vita e ballavo, giravo e ridevo mentre cantavo sovrapponendo la mia voce a quella di Ornella Vanoni. Battevo sul fondo di una pentola rovesciata con un cucchiaio di legno cercando di combinare il mio suono caotico con la bellezza di quel ritmo dolce e solare. Mah! Mi chiedo se non fosse già tutto scritto nel destino, perché senza saperlo mi stavo già divertendo con Baden Powell, Paulinho da Viola, Jobim, Toquinho e Chico Buarque. Ecco perché amo tanto Ornella Vanoni. Lei ci avvicinato ad altri mondi e lo ha fatto non solo con competenza, ma anche con tanta allegria e pura bellezza. Chi poi ci ha introdotto ai testi brasiliani con versioni in italiano è stato l’immenso Sergio Bardotti e con lui si sono aperti altri mondi ancora in cui si é inserito Sergio Endrigo. Folgorato da Vinicius de Moraes all’inizio degli anni 60, è proprio Endrigo a riportare in Italia dal Brasile tutta la grazia di brani come “Samba da Benção” e “Samba in preludio”. Poi l’incontro con Roberto Carlos nel 1968 a cui sono seguiti tanti altri viaggi dall’Italia al Brasile e dal Brasile all’Italia, stringendo amicizie diventate eterne grazie alla musica. La canzone d’autore italiana inizia in quegli anni un meraviglioso innamoramento con il Brasile ed esplode con “Canzone per Te” e tanti altri intrecci poetici che coinvolgono Chico Buarque, Vinicius, Toquinho, Bardotti, Jobim e persino Giuseppe Ungaretti. Ricordo “… Era una casa molto carina senza soffitto senza cucina …”, insomma, io con queste canzoni ci sono cresciuta. Credo che tutte le culture del mondo racchiudano tesori inestimabili, e se noi oggi possiamo godere di un linguaggio più ampio e cosmopolita è grazie all’intuizione e alla sensibilità di artisti che sono arrivati prima di noi che ne hanno riconosciuto la bellezza e hanno poi avuto la capacità e la generosità di portarle fino a noi. Tra l’Italia e il Brasile esiste un vincolo d’amore indissolubile e la musica è la colonna sonora di questa stupenda storia, fatta di emigrazione, di orgoglio, di nostalgia e di grande rispetto.
Hai da poco festeggiato i 25 anni di carriera ein Brasile e per l’occasione hai invitato il bassista Sidiel Vieria a suonare “Città vuota” per il tuo nuovo video. Cosa ti lega a questo brano?
Mi ritrovo spesso in studio di registrazione, soprattutto durante questi ultimi tempi in cui la pandemia ci obbliga a stare isolati e lontani dal nostro pubblico e dai palcoscenici in una sorta di isolamento forzato che ci fa soffrire molto. Proprio per questo motivo ho voluto rivivere sulla pelle le emozioni di un brano che mi è sempre molto piaciuto, “Città Vuota” appunto, il cui testo descrive l’isolamento e la solitudine visti da un altro aspetto, quello del dolore, dell’abbandono e della perdita. Puoi sentirti sola in mezzo alla folla, o addirittura non sentire la gente che ti passa accanto se hai perso un amore o credi di averlo perso per sempre. Ma è anche vero che si può resistere all’isolamento, appartati in casa e sentirsi ugualmente completi e felici vivendo un grande amore corrisposto.
Ripercorrendo questi 25 anni, come vedi il tuo percorso e la tua crescita?
Guardo spesso indietro e lo faccio rivivendo in dettaglio tutte le mie esperienze trascorse. Lo faccio per ricordare, per capire, per respirare a fondo e continuare. Spesso mi sorprendo per tutto quello che ho fatto e devo concentrarmi per raccogliere le forze e valorizzare le mie tante ispirazioni artistiche. La mia lunghissima storia d’amore con la musica e con la mia vita di musicante è nata nel gennaio del 1986 e quest’anno festeggio 35 anni di carriera. La musica mi ha accompagnato in questa crescita senza farmi invecchiare perché il mio spirito si rinnova ad ogni nuovo incontro ed esperienza e sono certa che continuerò ad essere sempre così, giovanissima per la mia insaziabile curiosità e voglia di fare. Il mio percorso è stato favoloso, certo, ma anche molto tortuoso, complicato e pieno di ostacoli perché ho sempre voluto vivere del mio lavoro di artista. Per questo è stato tremendamente avventuroso, emozionante e ricco di grandi soddisfazioni. Così continuo a studiare, a migliorarmi, affinché possa continuare ad osare e a crescere nel mio percorso, in direzione futuro.
Durante la pandemia non ti sei fermata, anzi, hai realizzato duetti a distanza e organizzato concerti in formato acustico, hai in programma di farlo ancora?
La pandemia ha portato con sé tanta tristezza e sconforto. Nel mio caso, io l’ho trascorsa e continuo a trascorrerla malissimo, non solo perché lontana dai miei affetti più cari ma anche perché la vivo da tre angolazioni geografiche diverse, tutte importanti per il mio mondo affettivo, che sono l’Italia, il Brasile e gli Stati Uniti. Durante l’anno, io vivo normalmente tra Sao Paulo, New York e Milano ed ho radici in tre mondi molto lontani e diversi fra loro, ma che oggi sono accomunati da questa tragedia dalla quale sarà molto difficile uscire indenni. Per esorcizzare questo stato misto di dolore e di grande voglia di rinascita, ho deciso fin dall’inizio di mettere al centro della mia vita quei valori ai quali ho sempre ricorso per darle un senso compiuto: la musica e la filantropia. In un anno siamo riusciti a realizzare molti concerti live in studio e sempre di grande qualità con meravigliosi musicisti. Siamo riusciti anche a produrre due album che cercheremo di far uscire quest’anno. Fino a quando non si ritornerà a vivere e respirare sui palcoscenici del mondo ho deciso di continuare facendo musica con questi metodi on-line, perché comunque mi permettono di stare insieme alla gente, mantenendo tutti i protocolli di sicurezza che questa pandemia richiede. Anche l’azione filantropica è stata molto importante durante questo periodo. Soprattutto in Brasile, soprattutto a Sao Paolo, dove con mio marito ci siamo impegnati a raccogliere derrate alimentari che poi abbiamo consegnato a comunità assolutamente indebolite dalla pandemia e spesso già provate da situazioni disagiate preesistenti.
Oltre a essere una cantante dalla brillante carriera, sei anche laureata in analisi informatica e ingegneria dell’informazione, un accostamento insolito, come sei riuscita a combinare la creatività e l’improvvisazione musicale a uno studio di tutt’altro genere?
Era chiamata “laurea breve”, in quanto si tratta di un diploma di programmazione e analisi informatica che ho conseguito dopo tre anni di corso successivamente ai miei studi di scuola superiore. L’Università delle Marche, ad Ancona, non aveva ancora attivato in quegli anni il corso di laurea in informatica. Ottenuto il diploma, ho anche avuto delle entusiasmanti esperienze lavorative sul campo, che ricordo ancora con piacere. Era stimolante applicare la creatività per creare soluzioni alternative e moderne al lavoro convenzionale; in più viaggiavo tantissimo e riuscivo anche a divertirmi incontrando sempre gente nuova e mentalità diverse. Per un paio di anni ho vissuto vite parallele, ma riconosco che così come l’informatica ha le sue regole pragmatiche anche la musica è disciplina, studio e inquadramento. La vita mi ha insegnato che tanto più il tuo bagaglio culturale è ampio e dinamico, tanto più riesci a trovare lo slancio per dar forma alla tua immaginazione e concretizzare i tuoi progetti, gestendoli con capacità e preparazione.
Dal 2013 hai iniziato a ideare gli abiti che indossi, lanciando il tuo stile, come lo definiresti?
Hai ragione, in effetti ho lanciato un mio stile e sono arrivata a pensare di creare una linea “Mafalda Minnozzi” perché continuamente mi chiedevano dove comprassi i miei abiti e chi li realizzasse. È tutto nato nel 2013, quando pubblicai il mio album “Spritz” che raccoglieva brani come “Amore baciami”, “Voglio vivere così”, “Come prima”, “L’ultima occasione”, tra gli altri. Un album dal sapore retro, swing & jazz, con riminiscenze musicali ispirate a fine anni ’50 e inizio anni ’60: ecco quindi il bustino stretto, gonna ampia a ruota, tacchi a spillo e labbra rosse. Ho iniziato a cercare abiti per cantare nei quali sentirmi bene, con l’idea di rappresentare una donna solare, leggera, divertente e autoironica. In un negozio vintage molto chic a Manhattan trovai un abito incantevole di pizzo rosso bordeaux e nero, originale degli anni che volevo interpretare. Lo indossai nel servizio fotografico realizzato per la copertina e per la promozione dell’album, ma quando arrivò il momento di salire sul palcoscenico, in tour, non ero ancora riuscita a trovare niente che mi piacesse tanto quanto quell’abito. Ho fatto di necessità virtù e ho iniziato a disegnare i modelli e cercare le stoffe e poi ho incontrato Baistinha, una sarta favolosa a Sao Paulo con cui abbiamo iniziato una vera e propria avventura. Dallo scorso anno abbiamo dovuto sospendere tutto perché Baistinha ha 75 anni ed il rischio di contagio è troppo alto: la pandemia ha così lasciato il suo ago e filo lontano dei miei disegni e dalla mia voglia di giocare con la moda.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Carissima Roberta, leggendo questa tua domanda ho provato una strana sensazione, quella di una porta che chiude per poi riaprirsi. Sono talmente tanto coinvolta da “Sensorial – Portraits in Bossa & Jazz”, dalla sua bellezza, dal suo profumo, dalla sua magia esotica, romantica e creativa che mi sento attualmente dentro un mondo per me ideale. Per questo mi é difficile parlarti dei miei progetti futuri. Abbiamo due belle sorprese, un nuovo album pronto ed un altro quasi pronto, ma permettimi di invitarvi a gustare ancora un po’ “Sensorial” e lasciare un po’ di mistero e curiosità per il futuro.
Roberta Usardi
Fotografia di Murilo Alvesso
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