In “Voices” l’evoluzione degli Esperanto – La nostra intervista al trio Jazz
Luca Falomi, Riccardo Barbera e Rodolfo Cervetto sono i nomi che compongono il trio jazz Esperanto. “Voices”, il nuovo disco pubblicato nei giorni scorsi da Davinci Publishing, rappresenta l’evoluzione del loro suono, grazie anche alla presenza di alcuni importanti guest. Ne parliamo con loro in questa intervista.
Un caloroso benvenuto agli Esperanto! Come state? Come prima cosa vi chiediamo una rapida presentazione delle vostre persone e del vostro lavoro artistico per i nostri lettori.
Ciao e grazie per lo spazio che ci state dedicando. Stiamo molto bene, è un periodo movimentato e stimolante. Ci presentiamo: gli Esperanto sono Luca Falomi, chitarrista e compositore, Riccardo Barbera, contrabbassista e compositore e Rodolfo Cervetto, batterista. Il nome del nostro progetto trae ispirazione dalla lingua omonima, che fu un tentativo di far coesistere differenti idiomi per creare un nuovo linguaggio facilmente comprensibile da tutti. Abbiamo sempre considerato interessante il concetto di multiculturalità, cioè di far coesistere lingue, culture e idee. Siamo tre musicisti di formazione jazzistica ma che hanno “frequentato”, ascoltato e suonato generi differenti e che in generale ragionano più sulla musica che sull’etichetta che a essa viene apposta. Il concetto stesso di jazz è quello di ascolto, ricerca, evoluzione. Lavoriamo insieme da circa sei anni, nel 2020 abbiamo pubblicato il nostro primo album di brani originali e siamo impegnati costantemente in attività live.
Avete recentemente pubblicato il disco “Voices”. Quando nasce l’idea di questo lavoro?
L’idea di “Voices” è nata spontaneamente negli ultimi due anni, quando abbiamo iniziato a lavorare su nuove composizioni. Il materiale in generale era diverso da quello del primo album, in un certo senso l’evoluzione. Il periodo covid ha cambiato tutto e tutti, ci ha fatto viaggiare con la mente pur rimanendo a casa e ha dato modo a molti di noi di guardare la vita con occhi diversi. I nuovi brani rispecchiano molto ciò che abbiamo vissuto personalmente. Ci sono molti temi “cantabili”, come si dice in musica e questo ci ha portati a pensare di allargare idealmente il nostro trio e ospitare voci e strumenti (gli strumenti sono anch’essi voci) per rendere ogni composizione unica ed espandere la nostra tavolozza di colori.
La particolarità, già svelata dal titolo, è la presenza di ospiti davvero speciali…
Abbiamo coinvolto tanti cari amici che abbiamo incontrato strada facendo nel nostro percorso artistico. Petra Magoni, con cui Luca ha collaborato all’album “Pagine Vere”, con Giovanni Ceccarelli e Michela Lombardi che duetta in francese col cantautore corso Stephane Casalta, accompagnati dall’ ensemble vocale Tritonus di Perugia; i Cluster, quintetto vocale strepitoso diventato molto conosciuto grazie alla partecipazione a XFactor e a svariati programmi televisivi; Esmeralda Sciascia, cantante e cantautrice con una carriera formidabile a fianco ad artisti come Trilok Gurtu oltre che Voci Atroci, Mao Mao; Alessia Martegiani, una delle cantanti jazz migliori che abbiamo in Italia, con cui condividiamo l’amore per la musica brasiliana; poi gli strumentisti: Anais Drago al violino, giovane astro del panorama jazz, Tina Omerzo al piano, Edmondo Romano ai fiati e Olmo Manzano alle percussioni, alias “Motus Laevus”, formazione world/jazz con cui Luca ha un altro interessantissimo progetto.
Dal vostro precedente disco a “Voices”, invece, cosa è cambiato?
Tutto e niente. Sono passati tre anni, tosti per tutti. Abbiamo vissuto un momento difficile e ora siamo in un’epoca di transizione e di grande confusione. Sicuramente tutto ciò ci influenza e condiziona il nostro modo di scrivere e di fare musica. Ma non è qualcosa di cui ci siamo direttamente consapevoli, quindi il nostro modo di interagire e di costruire insieme non è cambiato. Musicalmente il primo album era molto essenziale e intimo: un focus sul trio e sulla sua natura primaria. Nell’estate del 2020 abbiamo anche fondato una associazione culturale con la quale abbiamo promosso attività culturali e sociali sul territorio, portando la musica in contesti molto “difficili”. Questo ci ha fortemente uniti e motivati, dandoci nuovi stimoli e ci ha dato modo di vedere e vivere la musica da punti di vista differenti.
Quali sono gli obiettivi che vorreste raggiungere con questo nuovo lavoro?
Ci auguriamo innanzitutto che questo nuovo lavoro possa essere apprezzato da chi lo ascolterà. Abbiamo lavorato molto agli arrangiamenti, al sound e al mix, grazie alla collaborazione con Marco Canepa, sound engineer di grande talento ed esperienza, dunque speriamo che possa soddisfare anche i palati più fini. Come succede sempre quando si produce un album, ci si mette molto di sé stessi e ci auguriamo che i nostri pensieri e le nostre emozioni possano arrivare a chi ascolterà la nostra musica.
In conclusione, dove possiamo seguirvi per rimanere sempre aggiornati sulle vostre attività?
Potete seguirci sulle nostre pagine Instagram e Facebook, oltre che sul nostro sito web www.esperantoproject.com e potete anche sostenerci tramite la piattaforma gofundme dove stiamo promuovendo un fundraising relativo a “Voices” e alle attività culturali e sociali che promuoviamo con la nostra associazione. https://gofund.me/d8a8c8e4