“Il piacere dell’onestà” con la regia di Averone al Teatro Vascello di Roma
Andato in scena dal 2 al 7 Aprile presso il Teatro Vascello di Roma, “Il Piacere dell’Onestà” di Luigi Pirandello è uno spettacolo con la regia di Alessandro Averone e con lo stesso Averone, Alessia Giangiuliani, Laura Mazzi, Marco Quaglia, Gabriele Sabatini e Mauro Santopietro nel cast artistico.
Mettere in scena lo scrittore girgentino non è mai di certo operazione facile. La sua scrittura ricca, rivoluzionaria oggi come, se non più, al tempo in cui veniva proposta e di difficile digestione se non si rimane ferocemente attenti a ogni passaggio, è senza ombra di dubbio materia complicata da maneggiare nonostante sia nata spesso, come nel caso specifico di questo testo, per la scena. In questo allestimento invece risulta essere tutto caratterizzato da una estrema pulizia. Pulizia e chiarezza che delineano, senza equivoci, rapporti, obiettivi, stratagemmi, modalità di azione. Averone esalta la potenza dei concetti pirandelliani di forma e sostanza, sostanza e forma, così diversi ma così magnificamente compenetrati, con un rigore registico e attoriale veramente fuori dall’ordinario. La trama, così superficialmente chiara è così profondamente densa di un senso ultimo della vita che solo il premio Nobel per letteratura del 1934 sapeva offrire ai suoi lettori e agli spettatori, è in tutto il lavoro sviscerata con una proposta ricca e stilisticamente chiara da parte di tutti gli interpreti, che hanno il grande merito di mantenere intatta la tensione drammaturgica dal primo all’ultimo anelito di rappresentazione. Con una scenografia allo stesso tempo viva e discreta – ottima l’idea di delineare gli ambienti con pareti ariose, composte da fili che fungono sì da divisori, ma suggeriscono il concetto di fuga delle parole e dell’impossibilità a celare anche quello che non si vorrebbe si sapesse – e con delle splendide musiche dal ritmo incalzante, quasi a suggerire l’ineluttabilità del tempo che scorre a direzione unica e che fa accumulare sempre più situazioni e conseguenze delle stesse,
“Il Piacere dell’Onestà” è anche il piacere di assistere a un bel Teatro. Insomma due buoni epiloghi. Per i personaggi/attori e per gli spettatori ripagati da tanta capacità di tutto quanto il gruppo di lavoro.
Giuseppe Menzo