“I FRATELLI KARAMAZOV” CON GLAUCO MAURI AL TEATRO ELISEO

Raccontare la trama di questo testo, ultimo romanzo di Dostoevskij terminato qualche mese prima della sua morte, nonché pietra miliare della letteratura dell’Ottocento, diventa superfluo al termine di questa messa in scena indimenticabile. Si resta senza parole. Alla chiusura finale del sipario ci si trova inevitabilmente quasi sotto shock per il turbinio di emozioni che in centocinquanta minuti ci lasciano incollati alla seggiola. Facciamo un passo indietro. Il tema principale de “I fratelli Karamazov” è uno soltanto: l’esistenza di Dio.
Le vicende e i conflitti all’interno della famiglia che maturano l’assassinio del capofamiglia Fëdor Pavlovič – Glauco Mauri – vengono attraversati da una serie di problemi etici e inquisitori; una famiglia apparentemente felice in principio, si scopre devastata da litigi e da disprezzo che sfocia presto in delitto. Roberto Sturno è Ivàn Karamazov, il più tormentato dei tre fratelli; accanto a lui gli altri due fratelli Alekséj – Pavel Zelinskiy – e Dmitrij – Laurence Mazzoni. Il piccolo servo di Fëdor, Smerdijakov – Luca Terracciano – si scoprirà essere l’ennesimo figlio di Fëdor, il quale ha un passato e un presente da donnaiolo privo di scrupoli, tanto da corteggiare senza indugio Grušenka – Alice Giroldini – donna della quale il figlio Dmitrij è pazzamente innamorato; quest’ultimo è reduce da un amore tormentato con Katerina Ivanovna – Giulia Galiani – che al contempo prova amore ricambiato per Ivàn. Starec Zosima – Paolo Lorimer – eremita cristiano ortodosso che ha l’amaro dispiacere di aprire il sipario, portando a nudo il conflitto familiare.Da questo intreccio complicato di coinvolgimento, inquietudine e livore ne emerge il dramma che porterà alla pazzia il fratello Ivàn nonché all’omicidio di Fëdor per mano di Smerdijakov. Tema quanto mai attuale, l’incomprensione tra le persone che non riescono ad aiutarsi a vicenda. Tutto ciò si moltiplica a livello esponenziale quando in ballo c’è un sentimento puro ed elevato come l’amore.
Gli attori sono mossi sul palco come delle pedine di una scacchiera; ma vana sarebbe la loro dedizione se non ci fosse come sostegno una singolare e mirabile scenografia – di Francesco Ghisu – che ci fionda efficacemente nella scena e ci fa sentire dentro casa Karamazov – il cambio scenografia dei vari quadri si avvale ingegnosamente di quinte in movimento e dell’utilizzo di un tappeto musicale che avvolge i sensi e ci pone continuamente in forte trepidazione per gli eventi che si susseguono.Una regia inappuntabile – quella di Matteo Tarasco – come un ingegno a orologeria svizzero, e il silenzio tombale in sala per tutto lo spettacolo manifesta e conferma che c’è magia lì sul palco, su quelle assi di legno. Vedere questo spettacolo è un piacere per la propria cultura e soprattutto per i propri occhi.
“I Fratelli Karamazov” sarà in scena al teatro Eliseo fino al 17 febbraio 2019.
V. M.
Foto di Manuela Giusto