“Granara Blues”: l’esordio allegorico di Orco – La recensione
È uscito il 10 dicembre “Granara Blues” il disco d’esordio di Orco, progetto solista dell’artista genovese Fabrizio Gelli. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo in occasione dell’uscita del singolo “Godzilla e la tempesta” (qui l’intervista) e abbiamo atteso con trepidazione questo disco, che si compone di sette tracce. Hanno collaborato alla realizzazione: Mattia Cominotto e Tristan Martinelli, che hanno prodotto le canzoni con Orco, Massimo Kabuto Repetto per la copertina, Lorenzo Santagada per la realizzazione del videoclip di “Granara Blues”, Emanuele Terrile per gli abiti di scena, Gaia Fiorini per la promozione social. Questo lavoro discografico esce a otto anni di distanza dall’ultimo album registrato dall’artista, ma come chitarrista della band Esmen.
“Granara Blues” letteralmente immerge in un mondo parallelo, di grande impatto sonoro, con una forte dose di elettronica ad amalgamarsi in particolar modo con la chitarra acustica e facendo da giusto contorno alla voce ruvida di Orco. I testi dei brani tessono storie variopinte che insieme costituiscono un mondo allegorico, in sintonia con i disegni che hanno caratterizzato le copertine dei precedenti singoli e a quella dell’album. Quasi tutti i brani contengono un nome di donna ed evocano immagini in completa fusione con la musica. È difficile descrivere a parole la bella sensazione che offre questo lavoro. Andiamo nel dettaglio.
“La vita fuori dall’acqua” conduce in un’atmosfera sognante e leggera, molto emozionante. Il testo racchiude immagini poetiche a descrivere come appare la vita fuori da una dimensione attutita: “le galassie, i pianeti esplosi, la vita fuori dall’acqua, quanti sono i miliardi di scissioni che ci portano fin qua”.
“Godzilla e la tempesta” è un brano dal forte impatto sonoro, ma anche poetico. Il testo esorta a non arrendersi e a lottare per i propri sogni, nonostante le difficoltà: “essere Godzilla e non potere nulla, stringi stretti i denti e libera le mani”.
“Granara Blues” è un brano malinconico con un ritmo pungente, il testo descrive immagini di fuga e di emozioni prorompenti: “vuoi vedere un fiume quando è in collera? Ho trovato un posto in cima a un’albero, anche se fa freddo, tsnto stiamo stretti”. In questo brano è interessante il suggestivo intermezzo di elettronica che poi si trasforma in un riff ipnotico che introduce l’ultima strofa prima di tornare al ritornello finale.
“Adele” mischia nella melodia elettronica e familiarità mentre il testo evoca ricordi d’estate, di cui Adele è metafora: “ho Adele dentro, dietro ai viali, dietro ai sentieri, e poi dietro ai passi ti hmseguita in fondo al bosco, adesso torna o non ne esco”.
“I corvi” è una ballata placida ulteriormente addolcita dal flauto traverso. Il testo si compone di curiose e argute situazioni: “la formula scientifica che calcola la fisica è stata sequestrata dal più asino, ora il senso non c’è più, il mare ha smesso di esser blu, giuro questa volta sarà l’ultima”.
“La ballata di Od” sa di folk e tradizione nonostante l’elettronica, la ballata del titolo è metaforicamente un modo per ingannare il tempo per arrivare alla luce dopo una lunga camminata nella notte: “l’alba arriva in fondo ad ogni notte, l’alba arriva in fondo a questa notte, finirà anche questa lunga notte”.
“Irene nella pioggia” è una canzone che, come la precedente, sa di folk; nel ritornello incita a muoversi e a non lasciarsi abbattere: ”è un tempo che dobbiamo ridere, fuggiamo via dov’è possibile, stringimi stretto, no non smettere”.
“Granara Blues” è un disco che avvolge e che non si smetterebbe mai di ascoltare.
Roberta Usardi