È uscito in digitale “Sangu”, il nuovo album del cantautore e performer italo tedesco Fabio Macagnino
“Sangu” è il nuovo album del cantautore e performer teatrale italo-tedesco FABIO MACAGNINO – nato a Hilden in Germania e trasferito in Calabria a 15 anni – in uscita in digitale a partire dal 29 giugno: un disco cosmopolita fatto di suoni che, abbandonata la retorica folclorica, si insinuano prepotentemente in quella cultura del riscatto di una terra, la Locride, che vuole affrancare dall’isolamento settoriale la musica popolare per proiettarla su una scena d’ampiezza internazionale, raccontando la Locride in Europa e l’Europa nella Locride. In contemporanea, sarà in rotazione radiofonica “Eu non perdunu”, il primo singolo estratto dal disco.
Il progetto discografico dell’artista porta, quindi, alle estreme conseguenze un percorso musicale che ruota intorno alla musica popolare della Locride, ma attinge a sonorità e ritmiche che, indicando il passato, suggeriscono il futuro, facendosi ispirare dai dialetti. Un album sanguigno, a tratti animalesco e punk, in cui sono presenti strumenti musicali tradizionali – come lira calabrese, mandola, pipita – accostati a strumenti elettrici danno consistenza materica al suono.
L’album, che uscirà in versione fisica a settembre, apre con Eu non perdunu, una canzone dal suono aggressivo: “questa scelta per rimarcare il fatto che, a volte, per superare traumi, conflitti o ferite, vale più lo sdegno e il saper disprezzare onestamente la perfidia, la vigliaccheria di chi sia stato responsabile di un’offesa – spiega Fabio MAcagnino -. Il brano anche ha un tratto leggero e ballabile e fa riferimento alla presa di coscienza, liberatoria, di voler fondare la propria vita su principi che con tale cattiveria e vigliaccheria non abbiano nulla a che vedere.” Lo sdegno percorre come un fil rouge il progetto e lo ritroviamo anche in CANI LORDU con suono e voce aggressiva. Canzone di denuncia, nei confronti di chi si trasforma da amico a spietato nemico, bilanciata dall’ironia delle parole e dal terzinato sostenuto che spinge al ballo e al movimento liberatorio. Il ballo si trasforma in malinconico con FORTUNA, il cui videoclip uscirà a inizio luglio, che rappresenta il dialogo tra la fortuna e l’innamorato che ne invoca l’intervento, per condizionare le sorti della sua sventurata storia d’amore. Altro dialogo è quello in TARANTELLA LOCCA che racconta di un anziano maestro di tarantella e di un novello apprendista che vorrebbe imparare il tamburello. Questo è un pretesto per giocare intorno al tema della tradizione che non si rinnova. Tradire la tradizione o restare fedeli ai modi tramandati dai maestri? A questo punto in FIGURATI TU si mette in luce un ironico gioco di parole per mettere a confronto, in modo leggero, due tipi di persone: gli intellettuali saccenti che sanno tutto e che non permettono a nessuno, che non sia dotto, di esprimersi su un argomento e chi, invece, al contrario, utilizzando molti luoghi comuni, si esprime su ogni tematica. Invece NDRI NDRA è la presa di coscienza liberatoria che la Calabria con la ‘Ndrangheta non ha nulla a che vedere. Sono due cose diverse. Sonorità dal sapore ancestrale: il suono scuro, primitivo, ciclico del terzinato della tarantella, invita ad un ballo rituale liberatorio. JANESTRA MI FICI è una ballata che rivisita la classica serenata. Mentre CATARINÈ è una storia d’amore tra due giovani fidanzati della Locride, un pretesto per evidenziare, con leggera ironia, la cronica mancanza di trasporti. Infatti, da anni si parla invano di un ammodernamento della linea ferroviaria jonica calabrese, che non è mai avvenuto. Il disco di accinge alla conclusione con un gioco: GNIGNARU, nonché l’antico astragalo. Si tratta di un gioco e questa canzone non ha un significato: si gode della lingua in sé. Infine, SI FUSSI AMURI esprime l’amarezza del non riuscire ad innamorarsi: si preferirebbe la sofferenza per un amore non ricambiato all’assenza di questo sentimento essenziale per la vita. La canzone chiude con una poesia del poeta DANIEL CUNDARI, da lui stesso declamata.
Testi e Musica sono di Fabio Macagnino. Produzione artistica, arrangiamenti a cura di Mujura. A questo nuovo disco di Fabio Macagnino (Chitarra classica, percussioni, voce, cori) hanno collaborato Gabriele Albanese: Lira, Pipita, Marranzano, Zampogna, cori; Gino Giovannelli: Organo, Salvatore Gullace: mandola mandolino bouzuki; Francesco Loccisano: Chitarra classica, chitarra battente; Giuseppe Lucà: Organetto; Mujura: Basso elettrico, chitarre acustiche, chitarra elettrica, mandola, mandoloncello, cori; Federico Placanica: Batteria; Andrea Simonetta: Chitarra battente; Sonia Totaro Voce, cori; Daniel Cundari (voce recitante). SANGU è prodotto da Sveva Edizioni, registrato da Mujura all’Arango Sonic Studio e missato da MUJURA al The Vessel Recording. Il mastering è a cura di Giovanni Versari.
Biografia
Fabio Macagnino è nato a Hilden in Germania. Cantautore, percussionista, performer teatrale. Per fare il musicista ha studiato architettura. Dottore di Ricerca in Pianificazione e Progettazione della Città del Mediterraneo. Nel 1994 fonda il gruppo Folia, gruppo di musica etnica calabrese col quale partecipa al festival internazionale Arezzo Wave vincendo nel 1997 le selezioni per la Calabria. Nel 1998 inizia la collaborazione con LʻArlesiana Chorus Ensamble e il Piccolo Teatro Umano come percussionista e attore, eseguendo numerosi concerti e recital in Italia e allʼestero. Nel 2000 fonda il gruppo TaranKhàn, gruppo che affronta lo studio delle radici musicali calabresi con rinnovata energia e che permette al gruppo di tradurre la classica tarantella in forma di “canzone”, trasferendola da una ambientazione tipicamente contadina, sui palchi in forma di concerto. Nel 2002 è in tournee teatrale con lo spettacolo “Pilato sempre” con Alessandro Haber in qualità di attore percussionista. Nel 2003 inizia la collaborazione con Eugenio Bennato insieme al quale esegue concerti in molti paesi dʼEuropa tra gli altri: Stimmen Festival (Germania), Bardentreffen Norimberga (Germania), Sfinks Festival (Belgio), Teatro Nazionale di Toulon (Francia). Nel 2007 fonda i KarakoloFool, orchestra di musica popolare tradizionale calabrese col quale incide un Cd ed esegue numerosi concerti allʼestero, tra gli altri a Montevideo, al Junction Festival (Irlanda) e a Berlino. Nel 2008 nasce Scialaruga, progetto che apre a collaborazioni con molti musicisti calabresi con lʼintento di attingere a sonorità e ritmiche che indicando il passato, suggeriscono il futuro, facendosi ispirare dai dialetti, dallʼapporto dal “basso”, ma senza strumentalizzare la musica popolare “tradizionale” anzi, riconoscendone lʼautonomia e lʼirripetibilità, riscattandola dallʼisolamento settoriale e proiettandola su una scena dʼampiezza cosmopolita. Dal 2009 col progetto ScialaRuga si esibisce in diversi concerti, tra gli altri: apertura del concerto di Noa al Kaulonia Tarantella Festival; concerto contro la ʻndangheta insieme a Il Parto delle nuvole pesanti a Reggo Emilia; a Torino, alla Sala Espace insieme a, Mario Incudine, Gavino Murgia, Pietro Iodice con la direzione artistica di Fabio Barovero; a Genova al Suq Festival insieme a Saba Anglana; in occasione del Transumanze Festival insieme a Peppe Voltarelli; al Roccella Jazz Festival – Rumori Mediterranei. Nel 2011 esce il CD “ScialaRuga” prodotto da Eugenio Bennato e Tarantapower e distribuito da Lucky Planet. Nel 2012 nasce la consapevolezza di intraprendere la strada solista che sintetizzi il suo percorso musicale, il quale passa negli anni da una fase di rivitalizzazione della tradizione ad una in cui, la lezione ormai appresa di ricerca dʼidentità si può mettere alle spalle come dato acquisito. Dal 2013 esegue diversi concerti da solista e nel 2014 pubblica il libro: “By the Jasmine Coast” il racconto di un viaggio fatto di musica, immagini e parole. Un ʻGrand Tourʼ raccontato con gli occhi distaccati di un uomo nato e cresciuto in Germania ma trasferitosi in Calabria. Questa doppia anima dà luogo ad una visione apparentemente contrastante della vita che si risolve tra canzoni, racconti e impressioni di viaggio che, come tessere di un mosaico, disegnano lo scenario della Costa dei Gelsomini. Nel 2015 fonda la Macagnino Jasmine Coast Band con la quale tenta di invalidare l’eterno problema della separazione tra musica popolare “regionalista” e musica moderna, ricercando invece una sintesi a più viste, senza soffermarsi sulla questione se sia la musica popolare a influenzare la musica moderna o viceversa. Con la MJCB esegue numerosi concerti tra gli altri: Calafrika Music Festival; Suoni festival etno jazz; Dea Fest; Palariza; Roccella Jazz Festival. Nel 2016 nasce la collaborazione con Sveva Edizioni, intraprendendo un nuovo percorso musicale e artistico, per la quale esegue un primo concerto il 4 gennaio del 2016 al Teatro Cilea di Reggio Calabria insieme a Marina Mulopulos, Barbara Buonaiuto; Cosmo Parlato e Patrizio Rispo. Da settembre 2016 a giugno 2017 per Sveva Edizioni lavora al nuovo album che rappresenta un’evoluzione decisiva nella carriera musicale. Le canzoni sono scritte in italiano e calabrese ma quello che interessa è la ricerca di quei pass-partout che fanno riferimento ad un paesaggio sonoro riconoscibile a livello internazionale ma sempre attento al contesto regionale. L’album s’intitola “CANDALÌA” ed è suonato da una band composta da: Lino Cannavacciuolo, Agostino Marangolo, Paolo del Vecchio, Ernesto Vitolo e Luigi Pelosi. Nel gennaio 2017 pubblica una riedizione dell’Album SCIALARUGA per Sveva Edizioni. Nel gennaio 2019 pubblica per Sveva Edizioni e CNI l’album: COSMOPOLITANA MAMA. Nell’ottobre del 2021 partecipa come cantautore al film in prima serata su Rai 1“Tutta colpa della fata morgana” cantando la canzone: “CANZUNI DUCI” tratto dall’Album CANDALIA. Nel maggio del 2022 pubblica una raccolta di brani pubblicati precedentemente come singoli: Pomodori Calabresi.
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