Play – Il Festival del Gioco di Modena
La vita è tutta un gioco. Il gioco accompagna tutta la vita. Non importa quale affermazione vi si addica di più, alla Play c’è spazio per entrambe. E quella di quest’anno è stata un’edizione davvero speciale: in uno spazio di oltre 22.000 metri quadrati di ModenaFiere, ci sono stati 44.000 visitatori, 2.500 tavoli, 7.000 sedie, quasi 5.000 titoli di giochi tra cui scegliere. E non finisce qui. Un padiglione (sempre più grande) interamente dedicato alle famiglie, PlayKids; gli appuntamenti inediti realizzati con la partecipazione di INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica, per viaggiare nello spazio grazie alla realtà virtuale, provando una passeggiata sulla luna o l’atterraggio in uno Shuttle. La presenza di Sio, il fumettista italiano più seguito in rete. La prima edizione del premio nazionale “Giampaolo Dossena”, destinato alle personalità che si sono distinte per lo sviluppo della cultura ludica. La premiazione del progetto “Una ludoteca da sogno”, che ha coinvolto quasi mille studenti in 38 classi, ideato da Play – in collaborazione con la casa editrice CMON – che ha premiato i sogni più originali realizzati con il gioco da tavolo “Dream On”.
Al festival ludico più grande d’Italia sembrano non esserci limiti di età. Passando tra i tavoli da gioco, ho ascoltato due attempati e distinti signori parlare – molto seriamente – della loro meccanica di gioco preferita. Ho osservato adolescenti irriverenti richiamare all’ordine perché “le regole del gioco si rispettano”. Ci sono intere famiglie che perlustrano i padiglioni cariche di curiosità. Seduta ad un tavolo a provare un gioco per bambini dedicato alle emozioni, sono affiancata da una ragazza che alla fine del gioco svela di essere una psico-pedagogista in cerca di materiale per il suo lavoro. C’è forse un tema che non è stato trasposto in un gioco? Non me ne vengono in mente molti… E quest’anno alla Play, tra le novità più curiose, “Narcos”, ispirato alla serie di Netflix sulla vita di Pablo Escobar, e la “Macchina del Fango” gioco che premia il politico in grado di collezionare la fake news e l’hashtag più dirompente infangando l’avversario, fino a vincere un seggio alla Camera.
Hai voglia di prendere i panni di qualcun altro? Di essere un ladro astuto? Un mago potente? Un nano dalla voce tonante? Un vampiro assetato di sangue? I giochi di ruolo puntano sulla tua capacità di immedesimarti in un personaggio e di portarne avanti gli usi, i costumi, il modo di parlare e quello di combattere. Ci sarà un deus ex machina (il Master) a raccontare una storia ed insieme ad altri compagni potrai lanciarti in meravigliose avventure. La gioia negli occhi dei bambini ha un che di impagabile, non solo la soddisfazione per il gioco, del poter giocare tutto il giorno, ma anche soprattutto il loro sguardo soddisfatto per la presenza dei genitori, degli adulti, che giocano con loro: anche i grandi sono lì proprio per quello, per giocare, per divertirsi, per sperimentare e per dedicare del tempo a qualcosa che molti ritengono una dimensione solamente infantile. E la Play dimostra in maniera tangibile quanto questo possa essere pensiero limitante. Tante scolaresche, a testimonianza di come si possa imparare giocando, l’aspetto ludico agevola l’apprendimento non solo in tenera età.
La Play è finita, ma io la porto con me… aspettando il prossimo anno.
Angelica Pizzolla