Pianoforte, isole e mitologia. Incontriamo la pianista Isabella Turso

Con il doppio singolo “Echoes in Blue / Spirit of Calypso”, la pianista trentina Isabella Turso naviga tra le onde del Mediterrano, la metamorfosi e la memoria. E risponde ad alcune domande per i nostri lettori.
Quando Isabella si innamora della musica e come arriva a modellare la sua carriera artistica?
Mi sono avvicinata alla musica grazie a mio padre, grande appassionato soprattutto di musica pianistica. È stato lui a trasmettermi l’amore per questo strumento e a farmi scoprire la meraviglia di esprimermi attraverso i tasti. Con il tempo il pianoforte è diventato il mio linguaggio, la mia voce. La formazione classica mi ha dato solide radici, ma ho sempre cercato nuove strade, intrecciando composizione, concerti e collaborazioni diverse, fino a costruire un percorso che mi rappresenta davvero.
La tua più recente pubblicazione è un doppio singolo, con due tracce diverse accomunate da atmosfere mediterranee. Perché questa scelta?
Entrambi i brani sono stati scritti a Malta, l’isola che mi ospita in questi mesi e che mi ha dato grande ispirazione per questo progetto. La luce, il mare, il respiro del Mediterraneo sono entrati naturalmente nella musica, creando due tracce diverse ma complementari. Non volevo separarle, perché fanno parte di uno stesso paesaggio interiore: il doppio singolo, pubblicato da Bluebelldisc e distribuito da AWAL, è stato la forma più autentica per raccontarle insieme.
Quando sono state concepite queste due composizioni?
“Echoes in Blue” è nato come omaggio all’Azure Window di Gozo (Malta), crollata nel 2017: una riflessione sulla perdita e sulla memoria, sull’eco che resta anche quando la forma svanisce. “Spirit of Calypso” è più recente, ispirato alla grotta della ninfa e al mito che la circonda: una musica che respira sensualità e leggenda. Sono stati composti in momenti diversi, ma a un certo punto si sono richiamati l’un l’altro.
Avranno un seguito?
Sì. Questo doppio singolo è l’anticipazione di un progetto più ampio: sto ultimando un album legato al Mediterraneo, alle isole, alla metamorfosi e alla memoria. L’uscita è prevista tra l’autunno e l’inverno, sempre con Bluebelldisc e Awal. Ogni brano sarà come una tappa di un viaggio, un arcipelago di suggestioni sonore.
Di “Echoes in Blue” è stato reso disponibile un videoclip molto evocativo. Ci parli di come è nato e dove è stato girato?
Il videoclip è diretto dal regista portoghese Raul Pessoa, che ha colto subito lo spirito del brano. Abbiamo girato all’alba tra le scogliere di Munxar (sud di Malta) e nella città silenziosa di Mdina. Un piccolo pianoforte è stato trasportato a mano, senza mezzi a motore, per rispetto dell’ambiente: volevamo che fosse un gesto essenziale, quasi rituale. Il vento, il mare, la roccia: tutto era parte integrante del racconto. La musica diventa eco tra natura e memoria, un dialogo intimo con il paesaggio.
In tutti questi anni, cosa credi la tua musica abbia maggiormente trasmesso agli ascoltatori?
Credo autenticità. Ho sempre scritto senza calcolare “cosa funzionerà”, ma seguendo ciò che era vero per me in quel momento. Mi dicono che arriva la sincerità, la libertà emotiva, la capacità di creare spazi di ascolto e di respiro. Forse il dono più grande della musica è proprio questo: diventare specchio e risonanza.
Un commento sulla collaborazione con Bluebelldisc Music e Andrea Natale.
Con Andrea Natale e Bluebelldisc è il sesto progetto che realizziamo insieme. C’è un dialogo artistico e umano che dura da anni, fondato sulla fiducia reciproca. Andrea è un editore e discografico capace di accompagnare senza invadere, con grande sensibilità: ogni progetto è una scommessa condivisa, fatta con entusiasmo. Per me questa collaborazione è stimolante e preziosa, perché unisce la tradizione e l’eredità storica di un’etichetta indipendente alla visione di futuro.
Foto di copertina di Andrea Varani
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